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"Saras respinge fermamente ogni associazione del nome della società al contrabbando di petrolio e di carburante, in quanto del tutto priva di fondamento e lesiva della immagine propria e dei collaboratori del gruppo".
E' la risposta della società petrolifera dei Moratti all'articolo di Repubblica 'Il petrolio dell'Isis nelle raffinerie sarde. Saras sotto inchiesta'.
"Nell'articolo si fa riferimento a un'inchiesta del Tribunale di Cagliari rispetto la quale siamo a disposizione nella piena consapevolezza della bontà e della trasparenza delle operazioni effettuate dal Gruppo", si legge nella nota di Saras. L'azienda fa infine sapere che si riserverà ogni iniziativa a tutela del proprio buon nome.
L'ARTICOLO DI REPUBBLICA
"Il petrolio dell’Isis è arrivato in Italia. In Sardegna, a Cagliari, nelle raffinerie della Saras. Dodici milioni di tonnellate di oli minerali che avrebbero consentito alla società controllata per il 40 per cento dalla famiglia Moratti di ammazzare il mercato, grazie a prezzi d’acquisto molto vantaggiosi. Di frodare il fisco, per almeno 130 milioni di euro. E ai terroristi di Daesh di finanziare la jihad, partendo da uno strano bonifico da 60 milioni. È questo il sospetto della procura distrettuale antiterrorismo di Cagliari che il 30 settembre scorso ha perquisito gli uffici della società a Cagliari e a Milano: indagati sono i vertici dell’azienda, dal Cfo, Franco Balsamo, al capo dell’ufficio commerciale, Marco Schiavetti. Le ipotesi di reato vanno a vario titolo dal riciclaggio al falso, per finire ai reati tributari".
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