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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex giocatore dell'Inter Antonio Cassano ha parlato di tutto: dalla sua carriera, ai suoi, gol, al suo futuro fino al duello tra bianconeri e nerazzurri in Serie A:
«Il 18 dicembre 1999 è cambiata la mia vita. Avevo 17 anni, senza quel gol sarebbe stata diversa».
Cassano, l’ultima volta che ha visto quel gol sul web?
«Lo guardo praticamente ogni giorno, anche con i miei figli. E a loro dico: ”Lì è cambiata la vita del vostro papà”».
Perché?
«Da quel giorno sono diventato ricco, famoso e bello».
A fine partita aveva detto: «E’ stato un gesto normale».
«Vero, in allenamento ma anche per strada ne avevo fatti di più belli. Fascetti mi disse che avrei giocato alle 7 di sera...».
Ci racconti quel gol.
«Lancio di Perrotta. Il più bello, forse l’unico azzeccato nella sua carriera. Pallone portato avanti col tacco destro: e quello è stato il difficile, condurre avanti la palla senza perdere velocità. Poi in dribbling salto Blanc e Panucci e infilo Ferron. E ho una certezza».
Quale?
«E’ stato il gol più bello degli ultimi venti anni di Serie A».
Ne ha mai parlato con i protagonisti di quell’azione?
«Ho incontrato Ferron a Coverciano. Mi ha detto: “Ma lo sai che per quel gol sono stato rimproverato a lungo dai miei compagni dell’Inter. Mi dicevano che avrei potuto parare il tiro”. Io gli ho detto che nessuno avrebbe potuto fermarmi».
Faccia un mini bilancio di venti anni di vita e di calcio.
«Nel calcio sono stato molto fortunato. Volevo giocare in Serie A e l’ho fatto. Sognavo la Nazionale e ho fatto Europeo e Mondiale. Volevo indossare la maglia del club più famoso del mondo, il Real, e ce l’ho fatta».
E nella vita?
«Ho due figli meravigliosi e una moglie fantastica. A Carolina auguro di giocare l’Olimpiade con la Nazionale di pallanuoto: lei è fiduciosa, continua a credere nella meritocrazia. Avessi la bacchetta magica di questi venti anni cancellerei gli insulti a Riccardo Garrone. Non me li perdonerò mai».
Nei giorni scorsi è diventato direttore sportivo.
«Un corso di 144 ore a Coverciano, esperienza bellissima».
Il titolo della sua tesi.
«”Il conflitto con l’allenatore”. Ho tanta esperienza in questo campo (ride)».
Quanto tempo ha impiegato a scriverla?
«Poco. Ho messo giù solo quattro paginette».
Solo quattro?
«Sul tema avrei potuto parlare per tre giorni di fila e avrei impiegato almeno dieci giorni per scrivere tutto. Quindi ho fatto una sintesi».
Il suo «conflitto» preferito?
«Quello con Capello. Ma calcisticamente era follemente innamorato di me».
I suoi compagni di banco al corso?
«Berti e Alessandro Lucarelli. E poi Tognozzi e Scala, due professionisti preparatissimi».
E i docenti?
«Tutti bravi. Ma Ausilio è il numero uno e un punto di riferimento. Sabatini è geniale, parla di calcio sempre in termini di qualità».
Ora si divide tra la tv, col suo amico Vieri, e il paddle. E’ pronto a fare il d.s.?
«Sì. Vorrei trovare un presidente che mi dia fiducia e piena autonomia nelle scelte. I calciatori vanno studiati e visti dal vivo più volte. A me piacciono quelli di qualità»
Facciamo un giochino. Lei è già diesse di un club di A. Deve scegliere l’allenatore.
«Cercherei di prendere uno più pazzo di me: Bielsa. Ha personalità, fa giocare bene le sue squadre e sa di calcio. Altri due allenatori che stimo molto sono Nagelsmann del Lipsia e Rose del Borussia Mönchengladbach».
Un talento che consiglierebbe ai club italiani?
«Ai Mondiali Under 20 mi è piaciuto il coreano Lee Kang-In del Valencia, un mancino alla David Silva».
Il concetto di qualità le sta molto a cuore.
«Vero. Nel calcio di oggi quei giocatori “speciali” come Totti, Del Piero, me, Zola, Pirlo non ci sono più. Guardiamo l’attacco del Milan attuale e confrontiamolo con quello composto da Ibrahimovic, Cassano, Pato, Robinho e Inzaghi...».
Parliamo di calcio italiano. La Nazionale di Mancini si è qualificata per gli Europei.
«Roberto ha fatto un lavoro straordinario, ha vinto 11 partite di fila, è una bellissima Nazionale ma l’Italia ha affrontato avversarie non di prima fascia».
Chi vincerà il campionato?
«L’Inter. Conte farà di tutto per spezzare il dominio della Juve ma ha bisogno di rinforzi».
E per la Juventus sarà l’anno della Champions?
«Sarri con le sostituzioni a Ronaldo ha guadagnato mille punti ma sarà dura. In Champions Real-City è una finale anticipata. E non dimentichiamo Liverpool e il Barcellona».
Il razzismo negli stadi.
«Daspo a vita e carcere. Serve il coraggio di fare scelte dure».
Suo figlio Christopher se la cava molto bene col pallone.
«Gioca nell’Academy dell’Entella che ha un grande presidente, Gozzi. Christopher ha 9 anni, è forte ma lo lascio tranquillo, rispetto a me però ha già qualcosa in più: non solo fa girare la palla ma segna. L’altro, Lionel, invece adora Messi».
Ma chi è il nuovo Cassano?
«Per ora non c’è. Ne riparliamo tra venti anni...».
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