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Luca Castellazzi ha salvato l'Inter dalla sconfitta contro l'Atalanta neutralizzando il rigore di Denis a pochi minuti dalla fine ed è pronto a proteggere la porta nerazzurra anche nella gara con la Juventus. Ecco quanto ha dichiarato in un'intervista concessa a "La Stampa".
Luca Castellazzi, lei a Bergamo ha salvato l'Inter da una nuova sconfitta eppure la sua presenza contro la Juve al posto di Julio Cesar è definita «una nuova tegola per Ranieri». Cosa si prova in una situazione del genere?«La tegola è che manca lui, non che ci sono io. Julio è il portiere titolare e un campione: è inevitabile che qualcosa si perda se non c'è. Da giovane coglievo ogni sfumatura e ne facevo un dramma. A 36 anni, con alle spalle una carriera in cui ho fatto sia il primo che la riserva, ho capito che fa parte del gioco e che non bisogna sprecare energie correndo dietro a queste punture all'orgoglio»C'è un modo di vivere «da riserva»?«Prepararsi in settimana come se fossi il titolare: se ti lasci suggestionare dall'idea che fai una cosa inutile perché tanto resterai in panchina sei finito. A un certo punto, nel modo più imprevisto, sei catapultato nella partita e guai se devi scaldare il cervello oltre ai muscoli».
Domani potrebbe giocare Storari al posto di Buffon. Cos'è? È la fiera del numero 12?«Con Marco ho diviso mezza stagione alla Sampdoria di Del Neri. Mi infortunai al ginocchio e presero lui per rimpiazzarmi. Mi sorprese la tempistica dell'acquisto: non si sapeva ancora la mia diagnosi e l'avevano già comprato come se aspettassero l'occasione. Lui fu carino: al nostro primo incontro mi disse che gli dispiaceva trovarsi lì per il mio incidente».
Però, quando lei guarì, non gli restituì il posto da titolare.«Ero a fine contratto e immaginavo che la società non avrebbe più puntato su di me anche se ero andato benissimo. Fui leale, non creai problemi e credo che sia stato apprezzato»
Tanto che Del Neri a gennaio l'avrebbe preso alla Juve come vice Buffon, se Storari non avesse più accettato di fare la riserva.«Questa non la sapevo e ne sono ancora più contento. Vuol dire che ho un'immagine seria presso chi mi ha avuto come giocatore».
È così semplice stare quieto nell'ombra di Julio Cesar?«I casini nascono dove non c'è chiarezza. Dove ci sono gerarchie precise e indiscusse la rivalità non nasce: anzi, tra i portieri si crea una bella collaborazione».
Storari non la prese altrettanto bene, l'anno scorso, quando Buffon tornò dopo l'operazione alla schiena. Come mai?«Forse, quando la Juve lo ingaggiò, gli fecero credere altre cose. Si leggeva che potevano vendere Buffon per fare cassa».
In che cosa siete diversi?«Marco ha uno stile più esuberante e spettacolare, io sono un po' più essenziale nell'impostazione. Il modo di parare riflette anche il carattere: lui ama parlare, è simpatico, un po' romano. Io sono più riservato, da milanese schivo».
Di Gorgonzola, per la precisione.«Questa definizione del portiere di Gorgonzola mi insegue da sempre. È ridicola. Ho detto a mia madre: per farmi nascere non potevi scegliere un altro ospedale, che so, a Cologno Monzese?».
Pensa che lei e Storari abbiate meno di quanto meritereste?«Forse siamo nati un po' troppo presto. Quando avevamo 20-25 anni in Italia c'era un mare di portieri fenomenali. Era impossibile competere per un posto in un grande club. Oggi che nel mondo i fuoriclasse sono quattro o cinque, se avessimo quella età magari troveremmo più porte aperte. Ma va bene così. Ho voluto venire da riserva all'Inter per conoscere un pianeta misterioso. Adesso che mi ci sono abituato e sono in scadenza di contratto le confesso che faticherei a ridiscendere sulla terra. Anche da titolare».
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