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Il preparatore Castillo: “Onana speciale, top 3 al mondo. Prima di firmare per l’Inter…”

Onana
Yvan Castillo, preparatore dei portieri del Deportivo La Coruna, ha seguito Andrè Onana nel periodo di squalifica

Matteo Pifferi

Yvan Castillo, preparatore dei portieri del Deportivo La Coruna, ha seguito Andrè Onana nel periodo di squalifica per doping. Lo stesso Castillo ha rilasciato un'intervista a Tuttosport nel corso della quale ha elogiato il portiere nerazzurro:

«Andrè - almeno secondo il pensiero di Eto’o - è uno dei tre migliori del mondo nel suo ruolo. Samuel ha avuto successo nel Barcellona, nell’Inter e nel Camerun. Conosce perfettamente queste tre squadre, come le caratteristiche dell’atleta. E io sono d’accordo con lui, Onana è un portiere con capacità incredibili e l’età giusta per diventare ancora più forte: è già stato nominato al pallone d’oro e le sue abilità sono state riconosciute pubblicamente anche da Oliver Kahn. Logicamente mi unisco a loro, gli sono vicino da molti mesi e so cosa è capace di fare. Sicuramente resterà ai massimi livelli per anni».

Da quando conosce Onana?

«Lo seguo da sempre, dalla sua prima tappa a Barcellona. Mi è sempre piaciuto osservare i portieri giovani, dal grande potenziale. Già allora Andrè si allenava con Messi, Iniesta, Xavi e compagnia. A livello personale poi ci siamo conosciuti agli allenamenti del Futbol Salou nel 2020».

Che tipo di persona è fuori dal campo?

«Un ragazzo speciale. Quando trascorri un giorno dopo l’altro con lui ti rendi conto di che tipo di ragazzo sia. Umile, lavoratore, predisposto a condividere tempo ed esperienza con i bambini che vengono a vederlo allenare. Questo già dice molto. Sa da dove viene e non dimentica le sue radici».

Quali sono le sue migliori caratteristiche tecniche?

«Ha dimostrato il suo valore in Olanda, dove ha vinto tutto con l’Ajax raggiungendo pure grandi risultati in Europa con una finale di Europa League e una semifinale di Champions. È un portiere completo, domina in ogni sfaccettatura. Principalmente è rapidissimo, molto agile e coordinato per la sua statura: per uno di un metro e novanta è fantastico. Si fa notare perché è forte nell’uno contro uno e fisicamente è un portento: il che gli permette di respingere palloni che sembrano impossibili da parare. È competitivo, ha carattere e personalità».

Qual è il suo primo ricordo di Onana?

«Il giorno in cui arrivò col suo sorriso al Futbol Salou. Aveva voglia di allenarsi duramente. Mi sorprese sia in palestra che sul campo. Registrammo con due differenti telecamere e da diversi angoli tutta la sessione di allenamento: alla fine mi chiese il perché e se sarebbe stato sempre così. Apprezzo quando i giocatori mostrano interesse nei dettagli».

Cosa le ha detto Andrè prima di firmare per l’Inter?

«Gli brillavano gli occhi. Sa che è un passo avanti nella sua carriera e la responsabilità nel difendere una maglia storica come quella nerazzurra. È stato bello essere uno dei primi a conoscere la sua scelta. Abbiamo sempre avuto una connessione speciale. Sicuramente avrà successo nella sua tappa all’Inter».

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Cosa le ha detto dopo l’esordio col Bayern e la partita col Viktoria Plzen?

«Ha disputato due gare di ottimo livello. I tedeschi hanno tirato 21 volte, centrando lo specchio in 11 occasioni. Logicamente lui è uno che vuole sempre vincere. E quindi, nonostante buona prova personale, conta il risultato di squadra: questa è la mentalità giusta. Contro il Plzen invece è stato un match diverso, ma Andrè ha dimostrato concentrazione per tutti i novanti minuti. Ha il fuoco dentro».

Per lei ormai è un amico fidato.

«Certamente. Le racconto questo: l’ultima seduta al Futbol Salou, prima che tornasse all’Ajax, preparammo una cena a sorpresa con tutti quelli che avevo fatto parte di quel lavoro. Quel giorno feci durare l’allenamento più del normale affinché fosse tutto pronto una volta terminato. Quando arrivammo al ristorante si emozionò e di colpo esclamò: “Adesso ho capito perché quel video sembrava non finire mai”. Fu divertente e speciale».

Anche sul verde avrà tanti aneddoti da raccontare.

«In allenamento avevamo programmato tre cicli con gli irrigatori in modo che l’erba fosse sempre in condizioni ottimali per far scorrere la palla. Ma lui, tra un esercizio e l’altro, prendeva la canna e bagnava personalmente il campo. Gli dissi: “Oltre alla formazione diventerai un esperto in giardinaggio”. E fu così che l’ultimo giorno gli consegnammo un diploma, era il suo master».

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