"La capacità nello scovare campioni (e future plusvalenze) certo non gli manca, ma il progetto Suning-Inter non era “tagliato” per Sabatini, abituato a decidere da solo avvalendosi dell’aiuto di pochi collaboratori-procuratori di fiducia. All’Inter c’era da fare gioco di squadra con una dirigenza italiana compatta e decisa ad andare avanti insieme e Walter non ci è riuscito. Ecco perché da martedì, al di là della facciata, in corso Vittorio Emanuele non ci sono scoramento e disperazione". Così il Corriere dello Sport in edicola questa mattina, in un articolo di Ramazzotti, ha parlato dell'addio di Walter Sabatini a Suning Sports, il gruppo cinese proprietario di Inter e Jiangsu, che lo aveva assunto un anno prima per coordinare le due squadre.
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CdS – Addio Sabatini, nessun scoramento all’Inter. Ecco perché ha lasciato Suning
Il dirigente nerazzurro non è riuscito ad incidere come voleva sul mercato nerazzurro anche per i paletti del fair play e quelli del governo cinese
Sabatini voleva incidere di più sulle decisioni che riguardano le due squadre. Aveva iniziato dicendo la sua su Spalletti e Capello mentre nell'acquisto dei giocatori non è riuscito ad incidere più di tanto per i blocchi del fair play e quelli che riguardano il governo cinese. Non gli sarebbero piaciuti neanche i tanti passaggi da fare prima di prendere una decisione, abituato com'era a decidere in fretta e spesso da solo. Ai suoi amici ha detto di essere dispiaciuto ma sereno. Un po' le parole pronunciate anche ai nostri microfoni prima del comunicato ufficiale che ha sancito l'addio: "Stiamo parlando con serenità. Peccato non essere riusciti a costruire qualcosa di importante", aveva detto.
"Di certo ora all'Inter ci sarà più chiarezza nell’area tecnica nerazzurra perché, a dispetto dei buoni rapporti, la convivenza Ausilio-Sabatini era forzata", ha concluso lo stesso giornalista.
(Fonte: Corriere dello Sport, 29-03-2018)
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