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Il mercato di gennaio è ormai alle porte, ma l’Inter ci arriva senza alcuna ansia. Quando una squadra funziona e non ha lacune o vuoti da colmare non ha l’obbligo di fare qualcosa per forza. Al contrario, può temporeggiare e aspettare fino all’ultimo l’occasione giusta. L’Inter, per la verità, si sarebbe già portata avanti. L’arrivo di Ramires, infatti, fino a qualche settimana fa appariva già scontato. Ora, invece, la situazione è tornata in stand-by. Sarà Suning a decidere, fermo restando che non è stato Spalletti a chiedere il brasiliano, ma che si è trattato di un’occasione. La verità è che, al momento, le cose girano talmente bene che non si vuole correre il rischio di alterare equilibri faticosamente raggiunti. Non a caso, l’idea di aggiungere un difensore centrale è stata accantonata. Secondo il Corriere dello Sport Ranocchia continuerà a fare il vice sia di Skriniar sia di Miranda, e in caso di necessità verranno precettati da centrali D’Ambrosio o Santon. Spalletti preferisce così, piuttosto che aggiungere tanto per aggiungere. Qualche novità ci potrà essere solo a centrocampo, anche a prescindere da Ramires. Tutto, però, è legato al destino di Joao Mario, che, davanti al pericolo di perdere il Mondiale, potrebbe spingere per un’uscita a gennaio. L’Inter non chiude la porta, a condizione, però, di non andare incontro a minusvalenze. Ecco perché la soluzione finale potrebbe essere uno scambio, di cartellini o semplicemente di prestiti. Con chi? Con Pastore del Paris Saint-Germain, oppure con Mkhitaryan del Manchester United, ultimamente fuori dalle scelte di Mourinho. Si tratta di scenari complicati, ma non da escludere.
Per una grande squadra non è mai un bene restare fuori dalle Coppe. Sempre meglio, infatti, frequentare certi palcoscenici, non dolo della Championsma anche quelli dell’Europa League, per questioni di prestigio, di appeal per i giocatori e di sponsor. Quando un’annata va male, però, restare a guardare gli altri durante la settimana, potendosi allenare e lavorare per migliorare, può diventare un vantaggio. Non è detto che l’equazione valga sempre, ma Spalletti, con l’Inter, sta certamente sfruttando il tempo a disposizione. L’Inter, infatti, tra le sue doti ha proprio l’organizzazione. E’ una squadra che ha una sua identità e che sa sempre cosa fare durante la gara. La conseguenza è che, davanti alla difficoltà, la massimo sbanda, ma non crolla, e alla fine reagisce. L’anno scorso accadeva l’esatto opposto. E visto che il gruppo è cambiato solo in piccola parte, significa che il “martellamento” quotidiano di Spalletti sta facendo la differenza. L’ulteriore valore aggiunto è che c’è più tempo per preparare la partita successiva, mentre le altre big magari si ritrovano ad affrontare uno scontro diretto a poche ore da un impegno europeo. Si sprecano meno energie, i giocatori non si consumano, ma hanno tempo di recuperare dagli sforzi e anche da quei piccoli infortuni che si possono smaltire in pochi giorni. A proposito di guai fisici, l’infermeria nerazzurra è stata quasi sempre vuota finora. Adesso è out solo Vanheusden per la rottura dei legamenti del ginocchio, prima si era fermato Cancelo, alle prese con una distorsione al ginocchio. Per il resto, solo piccoli acciacchi muscolari.
(Fonte: Pietro Guadagno, Corriere dello Sport 12/12/17)
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