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L’Inter ripartirà nel 2015 con una certezza: Mateo Kovacic. Il giovane croato anche ieri sera è stato il faro e il cuore dei nerazzurri giocando uno svariato numero di palloni. Mancini lo ha spesso cambiato di ruolo ma lui non si è tirato indietro e ha dimostrato ancora una volta si poter diventare il vero leader. Kovacic è entrato in quasi tutte le azioni d’attacco dell’Inter cercando anche spesso di fare dei dribbling, alla fine saranno 6 (3 riusciti e 3 no) dimostrando di non avere paura a fare la giocata, anche in zone di campo pericolose.
Il problema? Secondo la Gazzetta dello Sport, Mateo predica nel deserto anche perché, se da una parte gli altri centrocampisti sono più di rottura che altro, le due punte non fanno nulla per suggerirgli il passaggio. Anche grazie a lui l’Inter, nella gara contro la Lazio, ha vinto la sfida del possesso-palla (64,6 per cento contro 35,4 per cento), ha tenuto il baricentro molto alto (56,4 metri contro il 43,3 della Lazio), ha fatto trame fitte (665 passaggi), ed è stata abbastanza precisa (86,2 per cento di appoggi riusciti), però non ha l’uomo dell’ultimo tocco.
O meglio, ce l’ha, Kovacic appunto, cui però non si può chiedere di impostare l’azione, di rifinirla e magari anche di concluderla. I numeri del resto parlano chiaro: Su 80 passaggi effettuati il croato ne sbaglia soltanto 10. Inoltre: 4 lanci riusciti, 1 sponda, 3 occasioni create, 4 falli subiti (vuol dire che gli avversari non riescono a fermarlo), 2 palloni intercettati e 9 recuperati. Ciò significa che non gli manca lo spirito di sacrificio e che conosce bene lo sporco lavoro del centrocampista. Certo, 17 palloni persi sono tanti, ma lui è uno che rischia e quindi gli va concesso il beneficio dell’errore.
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