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"Intervistato dal Corriere della Sera, Cristian Chivu ha analizzato il momento difficile dell'Inter:
"Noi avevamo la fortuna di avere una squadra unita tecnicamente, caratterialmente, mentalmente: insomma in sintonia. Poi il dopo-trionfo andava gestito meglio: troppi cambi e troppo in fretta non fanno mai bene. L’Inter non riesce a dare continuità a quel che fa. Arriva un nuovo allenatore in estate, poi ne arriva un altro che fa bene e poi qualcosa si rompe. Così non si va avanti. Non è possibile. Quando parlo di continuità intendo proprio questo. Le colpe non sono mai di un singolo. Certo bravura e carisma variano, ma le componenti vanno insieme e le colpe sono di tutti: allenatore, giocatori, società».
"PROPRIETA' STRANIERE -"Chi arriva da fuori non conosce l’Italia e il suo calcio. È difficile comprenderlo, serve tempo per tornare in alto. Le risorse sono importanti, ma i giocatori non bastano. Serve tranquillità, ma l’Inter è un grande club deve vincere ed è difficile restare calmi. Si vuole tutto e subito: è impossibile".
"COSA MANCA ALL'INTER -"Le vittorie. Solo quelle ti danno la consapevolezza di essere forte. La Juve lo è, ce l’ha, l’ha acquisita e domina. Vince da sei anni, ma qualche stagione fa non era così forte. Ha insistito su un percorso, l’ha consolidato in Italia e in Europa. Non a tutti riesce però".
"SUNING E PIOLI -"È una stagione di transizione. La nuova proprietà credo abbia capito quel che manca sia a livello tecnico che societario. Pioli? Non mi pare il caso di ripartire da zero. Come ho detto l’Inter ha bisogno di continuità. Poi però decide la società".
"SESTO ANNO SENZA CHAMPIONS -"È un’esclusione che fa tanto male anche perché è arrivata poco dopo la vittoria della coppa. Era finito un ciclo, evidentemente non sono state fatte le scelte migliori".
"MORATTI-THOHIR -"Moratti ha vinto il triplete, poi ha dovuto fare delle scelte. Con la crisi faticava a mettere ancora tanti soldi in società, c’erano anche le sue aziende, i posti di lavoro da difendere, capisco che per lui cedere sia stata una sofferenza ma è stato giusto, anzi inevitabile".
"MIGLIOR ALLENATORE -"Come faccio a scegliere tra Koeman, Capello, Spalletti, Mancini e Mourinho? Tutti mi hanno insegnato qualcosa. Capello quel che significava fare il difensore, anche dal punto di vista umano. Spalletti a essere un leader. Mancini mi ha dato la fiducia, mi ha convinto di essere il migliore. Mourinho a livello di mentalità ha trasmesso qualcosa in più, ci ha cambiato la testa e fatto capire che potevamo vincere contro chiunque".
"ALTRO ALLENATORE STRANIERO DOPO FLOP DE BOER -"Sì, purché arrivi a giugno e non ad agosto, possa fare la preparazione capire l’Italia e scegliere almeno in parte i giocatori. Ma credetemi, preparati come gli allenatori italiani non ce ne sono. Studiano tanto e anche una piccola squadra riesce a metterti in difficoltà".
"CONSIGLI PER LA PANCHINA INTER -"Lasciando fuori i soliti nomi (Mou, Guardiola, Ancelotti, Conte, Allegri) a me piacciono Pochettino, Sampaoli, Simeone e Di Francesco".
"MIGLIOR COMPAGNO DI SQUADRA E AVVERSARIO -"Di sicuro Zlatan Ibrahimovic. Lo conoscevo già quando giocavamo all’Ajax. Poi ho visto la sua crescita fisica, mentale: lui è il più forte. Dove è stato ha vinto. Da avversario Ronaldo, quello vero, quello brasiliano. Si parla tanto di Messi e Cristiano, ma non c’è paragone: Ronaldo è stato il migliore di tutti".
"CHIVU ALLENATORE - "Mi manca il campo, lo spogliatoio. Ho riposato abbastanza, mi piacerebbe sì".
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