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Colpani: “Da piccolo tifavo Milan. Voglio la Champions, idolo Iniesta e studio Bellingham”

A tutto Andrea Colpani. Il trequartista del Monza, accostato anche all’Inter in chiave mercato, si è raccontato a Sportweek

A tutto Andrea Colpani. Il trequartista del Monza, accostato anche all’Inter in chiave mercato, si è raccontato a Sportweek: “Io ho sempre fatto fatica a giocare, fin da bambino. Ogni volta c’era gente fisicamente più pronta di me, piccolo e gracile. Mi viene in mente anche l’interista Bastoni, che era con me negli Allievi dell’Atalanta. Ho sempre avuto bisogno di fare la cosiddetta gavetta”.

MONZA - “Sono a cena con i miei, ricevo una videochiamata. Dall’altra parte il mio agente, Tullio Tinti. Dice solo: ti passo il direttore. Penso: quale direttore? Poi vedo Galliani: “Da oggi sei un giocatore del Monza”, dice. Deglutisco e rispondo soltanto: ah, bene, grazie”.

BERLUSCONI - “Ringrazierò sempre il presidente. Quando parlo di lui, mi emoziono. È sempre stato gentile con me. Diceva che ero il suo preferito, forse per la faccia da bravo ragazzo, sicuramente per la tecnica. Salutava tutti con un “ciao” e una stretta di mano. Solo me chiamava per nome: “Ciao, Colpani”. Complimenti particolari? Niente di che: dopo una bella prestazione mi diceva soltanto di continuare come stavo facendo. Lui e il dottor Galliani mi hanno sempre dato fiducia”.

TIFAVO MILAN - “Un mio zio ha una concessionaria di pubblicità che lavora con Milan e Inter, quindi ha sempre i biglietti per la partita. Nel 2005 portò a sAn Siro me e il mio migliore amico. Mi pare che il Milan giocasse contro il Cagliari. Insomma, ci vediamo in uno Sky box, a fianco vediamo Berlusconi. Mio zio ci prende per mano e ci porta da lui: presidente, una foto coi bambini? Lui ci fa sedere sulle ginocchia, mio zio scatta. Se glielo ho ricordato? Non ho avuto il coraggio… Se tifo Milan? Da piccolo, sì”.


PALLADINO - “Avevo sempre fatto la mezzala, dal settore giovanile in avanti. Mi dicevano: hai visione di gioco, puoi giocare davanti alla difesa. Ma io non volevo fare il mediano. Pensavo: voglio giocare vicino alla porta, ho tiro, mi piace dare l’assist al compagno. Palladino, con la sua visione di calcio, mi ha messo nelle condizioni ideali per esprimermi, schierandomi dietro la punta centrale. Con lui ho svoltato. Devo migliorare nel mantenere alto il livello di gioco per tutti i 90 minuti”.

TRE QUALITÀ - “Tecnica, tiro, visione di gioco”.

FANTASIA - “Sì, anche quella. In campo ‘vedo’ le cose un attimo prima, ma non so come spiegarlo a parole. È una dote che hai o no, non si può allenare. Quando mi arriva la palla e alzo la testa verso il campo e i compagni, il cervello mi trasmette delle idee di gioco: imbucare la palla in un corridoio che forse immagino solo io, tentare un colpo particolare per liberarmi dell’avversario… È una intuizione, un lampo che mi attraversa la testa e che visualizzo con lo sguardo”.

IL MIO GIOCO - “In tre parole? Divertente, spettacolare, emozionante”.

IDOLO - “In campo mi lascia a bocca aperta Messi, ma soprattutto Iniesta, L’Illusionista, il mio idolo da sempre. Lui si che era capace di far sparire e ricomparire il pallone. De Bruyne punto di riferimento oggi? Sì, ma è parecchio più fisico di me. Il giocatore che mi piace davvero osservare è Bellingham. Ha tutto, tecnica e atletismo, ma soprattutto riesce sempre a essere al posto giusto al momento opportuno”.

OBIETTIVI - “Io nel calcio di Spalletti? Secondo me ci sto bene, perché è un allenatore che gioca a calcio e apprezza i giocatori di qualità. Il suo Napoli dava spettacolo. Ma devo dirlo per forza, che è un sogno che si avvera. Chi inizia questa carriera ha tre obiettivi: arrivare in Serie A, la Champions e la Nazionale. Due su tre li ho realizzati”.


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