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PALLADINO - “Avevo sempre fatto la mezzala, dal settore giovanile in avanti. Mi dicevano: hai visione di gioco, puoi giocare davanti alla difesa. Ma io non volevo fare il mediano. Pensavo: voglio giocare vicino alla porta, ho tiro, mi piace dare l’assist al compagno. Palladino, con la sua visione di calcio, mi ha messo nelle condizioni ideali per esprimermi, schierandomi dietro la punta centrale. Con lui ho svoltato. Devo migliorare nel mantenere alto il livello di gioco per tutti i 90 minuti”.
TRE QUALITÀ - “Tecnica, tiro, visione di gioco”.
FANTASIA - “Sì, anche quella. In campo ‘vedo’ le cose un attimo prima, ma non so come spiegarlo a parole. È una dote che hai o no, non si può allenare. Quando mi arriva la palla e alzo la testa verso il campo e i compagni, il cervello mi trasmette delle idee di gioco: imbucare la palla in un corridoio che forse immagino solo io, tentare un colpo particolare per liberarmi dell’avversario… È una intuizione, un lampo che mi attraversa la testa e che visualizzo con lo sguardo”.
IL MIO GIOCO - “In tre parole? Divertente, spettacolare, emozionante”.
IDOLO - “In campo mi lascia a bocca aperta Messi, ma soprattutto Iniesta, L’Illusionista, il mio idolo da sempre. Lui si che era capace di far sparire e ricomparire il pallone. De Bruyne punto di riferimento oggi? Sì, ma è parecchio più fisico di me. Il giocatore che mi piace davvero osservare è Bellingham. Ha tutto, tecnica e atletismo, ma soprattutto riesce sempre a essere al posto giusto al momento opportuno”.
OBIETTIVI - “Io nel calcio di Spalletti? Secondo me ci sto bene, perché è un allenatore che gioca a calcio e apprezza i giocatori di qualità. Il suo Napoli dava spettacolo. Ma devo dirlo per forza, che è un sogno che si avvera. Chi inizia questa carriera ha tre obiettivi: arrivare in Serie A, la Champions e la Nazionale. Due su tre li ho realizzati”.
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