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«Amo l’Italia, amo Firenze. Ma la burocrazia è la rovina di questo Paese. A Firenze ho provato a fare lo stadio nuovo ma non me lo hanno permesso. L’Europa ha poi bloccato i 55 milioni del Pnrr per la riqualificazione della zona attorno all’impianto che è valutato come monumento. L’America ti aiuta coi fondi pubblici, qui si mettono di mezzo l’Europa, il Governo, la Regione, il Comune, la Soprintendenza».
Ha perso ogni speranza sullo stadio?
«Come Fiorentina siamo fuori ormai. È il mio più grande fallimento, il più doloroso. Adesso aspetto che mi dicano quando vorranno iniziare coi lavori, quando finiranno, cosa faranno dell’area commerciale. La Fiorentina non dovrà essere penalizzata, dovrà rimanere a giocare qui magari prevedendo di lavorare a blocchi come accaduto a Udine».
A Firenze dicono che una volta inaugurato il Viola Park, lei venderà la società…
«(ride a lungo)No, non l’ho mai pensato. Un giorno questo accadrà, chiaro. Ma non ancora».
La Fiorentina?
«Il Napoli ha impiegato tanti anni per arrivare dove è adesso. Io sono qui da poco eppure abbiamo fatto qualcosa di storico e adesso ce la godiamo. Abbiamo due settimane per conquistare qualcosa di unico per la nostra tifoseria».
Quando è arrivata la svolta della stagione?
«A febbraio mi sono preso pubblicamente tutte le responsabilità di quel momento delicato (un punto in cinque partite,ndr ).Ho difeso Italiano e ho spostato tutte le pressioni su di me. Da lì tutto è cambiato. Tutti dicevano che dovevo mandare via Italiano ma non l’ho fatto, ho sempre creduto in lui».
Ma a giugno rimarrà?
«Ha un contratto fino al 2024 e noi abbiamo un’opzione per portarlo fino al 2025. Lasciamolo stare sereno, ha due finali da giocare. A fine stagione poi parleremo di tutto, con serenità».
Cosa pensa di Inter e West Ham?
«Sono due grandi squadre. Ma ce la possiamo fare. Abbiamo già battuto i nerazzurri in campionato e contro le big non siamo mai stati dominati. E poi domani andremo dal Papa, chissà».
È scaramantico?
«Anche. Ma soprattutto credente. Prego prima di una partita e mia moglie porta sempre in tasca un rosario. Ho dedicato la cappella del Viola Park a lei. Il centro sportivo l’ha trasformata: non mi aveva mai visto giocare da giovane, ora è sempre lì».
Rifarebbe tutto?
«Sì, certo. Anche con le critiche. Mi hanno chiamato terrone, mafioso. Inaccettabile. Forse però, invece dello stadio, penserei ad altro».
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