Non si parla d'altro: Antonio Conte e l'Inter sembrano ormai destinate a non proseguire più insieme. Lo spiega in un lungo articolo il Corriere della Sera, che illustra gli scenari sul futuro della panchina nerazzurra: "Un divorzio consensuale è raro. Per l'Inter e Antonio Conte potrebbe essere una necessità non più rinviabile. Una frattura profonda, difficile se non impossibile, da ricomporre. Si andrà avanti per l'Europa League, poi probabilmente le strade si divideranno. Club e tecnico cercheranno di raggiungere un gentleman agreement. Conte ha un contratto faraonico da 12 milioni netti a stagione, fino al 2022. Ci si siederà attorno a un tavolo e si arriverà a un compromesso. L'esonero non è un'opzione, impraticabile l'idea di licenziamento per giusta causa, mentre le dimissioni lasciando lì tutto l'ingaggio nessuno se le aspetta.
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Corsera: “Inter, Zhang ha chiamato Marotta. Conte? Sarà gentlemen agreement. E anche Oriali…”
Il punto sul futuro della panchina nerazzurra
L'Inter ad agosto dovrà probabilmente cercare un sostituito, il candidato unico è Massimiliano Allegri. Se Conte lascerà, anche Lele Oriali tornerà a occuparsi a tempo pieno di Nazionale. L'uscita è stata scomposta, ruvida e diretta nei modi come solo Conte sa esserlo. L'allenatore ha messo nel mirino il direttore sportivo, Piero Ausilio, con cui non è mai corso buon sangue. Ha puntato il dito sulla gestione del mercato: «So io quello che ho dovuto fare per Lukaku». Il rimprovero è ai tentennamenti estivi, al rischio di perdere il belga e alle alternative al ribasso proposte. Cui si aggiunge una sopravvalutazione della rosa, il famoso «pacchetto preconfezionato». La società rigetta le accuse, fa presente di aver portato Lukaku, speso per Barella, Sensi e Eriksen.
Nel calderone è finito pure l'ad Beppe Marotta. Il dirigente l'ha voluto all'Inter. Il rapporto tra i due, solidissimo all'inizio, si è sfilacciato, incrinato. Conte gli imputa di non aver difeso né lui né la squadra, quando a gennaio si parlava di scudetto. Vero pure che fu proprio Conte, alla ripresa post lockdown, a dire: «Andiamo a -6 dalla Juve e poi vediamo». Quando parla di «debolezza della società» il riferimento è allo sfogo post Roma, alla questione calendario, al fatto che lì nessuno uscì allo scoperto, mentre dopo la vittoria sull'Atalanta l'ad ha lodato tutta la società. Marotta non si aspettava il rimprovero, nei mesi lo ha assecondato, a Bergamo ha sottolineato i tanti meriti dell'allenatore.
Uno dei colpi più duri Conte lo ha riservato al presidente. «Dovrò parlare con Zhang, ma ora è in Cina. Valuterò il futuro». Tradotto: da quattro mesi è assente, voglio capire i programmi, di gestione più che di mercato, e la catena di comando va accorciata. Tra Conte e la dirigenza non c'è più un rapporto di fiducia. I margini sono stretti, quasi nulli. L'allenatore non vuole lavorare con chi, a suo dire, non mette la faccia nelle difficoltà e poi prende meriti. La società si è irritata per le dichiarazioni. Il presidente Steven Zhang e Marotta si sono parlati al telefono, oggi ad Appiano possibile confronto tra tecnico e amministratore delegato. Un chiarimento dovuto, difficile possa portare a una pacificazione", conclude il quotidiano.
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