Non solo per i gol: Lautaro Martinez è uno dei protagonisti assoluti della stagione dell'Inter, e il suo apporto alla causa va ben oltre le sue qualità in fase offensiva. L'attaccante argentino ha compiuto un ulteriore salto di qualità, mostrando un grande spirito di sacrificio in copertura, tanto da ricevere gli elogi pubblici di Antonio Conte, che su di lui ha fatto un gran lavoro iniziato fin dal suo arrivo a Milano.
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Inter, Conte ha cambiato Lautaro: gol e spirito di sacrificio come Tevez e Eto’o
L'attaccante argentino è uno dei protagonisti della cavalcata nerazzurra: decisivo il lavoro fatto su di lui dal tecnico
La Gazzetta dello Sport sottolinea i meriti del tecnico nerazzurro sulla crescita del Toro: "Un buon modo per valutare quanto un allenatore sia "dentro" ai suoi giocatori è l'attenta osservazione degli attaccanti nella fase di non possesso. Ormai, con rarissime eccezioni, non esiste più chi si disinteressa degli avversari quando la propria squadra si sta difendendo, ma è facilmente percepibile la differenza tra chi si sbatte perché "deve" e chi lo fa perché è convinto che sia giusto e utile. La contizzazione di Lautaro Martinez è uno dei segreti della cavalcata nerazzurra".
Primo difensore
"La fatica è dovuta all'idea di difesa di squadra che i nerazzurri hanno perfettamente metabolizzato e di cui Lautaro è un perfetto esecutore. [...] L'Inter di Conte, come la Juve di Allegri, preferisce dominare nella propria metà campo e per farlo ha la necessità di ricompattarsi in fretta negli ultimi trenta metri rallentando l'avanzata degli avversari grazie al lavoro delle punte. Lukaku e soprattutto Lautaro svolgono questo compito in maniera strepitosa. Al belga viene chiesto di utilizzare la maggiore predisposizione al contrasto fisico, mentre l'argentino deve coprire le linee di passaggio e sfruttare una facilità di corsa davvero notevole per andare in pressione sul primo portatore avversario. L'attitudine di Lautaro in fase difensiva esalta una figura decisiva dal punto di vista tattico, ossia la punta che non si limita a fare la differenza in zona gol ma costituisce un valore aggiunto quando il pallone è tra i piedi dell'altra squadra".
Da Tevez a Eto'o, quanti esempi in passato
"Conte chiedeva un lavoro simile a Tevez ai tempi della Juve e quando invece Antonio correva a centrocampo, era Ravanelli a sobbarcarsi un lavoro mostruoso nella prima Juve di Lippi (1994-95) costruita sul tridente composto anche da Vialli e uno tra Baggio e Del Piero. Nell'Inter del triplete Mourinho riuscì a far convivere tutte le stelle dalla trequarti in su soprattutto grazie al sacrificio di Eto'o, encomiabile nelle rincorse sulla fascia. Nella Roma dello scudetto Capello teneva Montella inizialmente in panchina pur di non rinunciare all'equilibrio garantito da Delvecchio. E Allegri riuscì a portare la Juve in finale di Champions nel 2016-17 grazie al preziosissimo apporto di Mandzukic in fase di non possesso".
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