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Nel corso di un'ampia intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, Antonio Conte ha risposto così al commento di Massimo Moratti che ha evidenziato uno scarso senso di attaccamento alla squadra proprio da parte del tecnico salentino:
«Non nego di essere rimasto sorpreso e amareggiato nel leggere quelle parole di Moratti, un uomo elegante, intelligente e appassionato, che con la sua famiglia rappresenta la storia dell’Inter e ne conosce ancora oggi tutte le dinamiche e i risvolti. Ma ci siamo sentiti al telefono e il presidente si è scusato per quelle frasi che non rappresentavano il suo reale pensiero. Chiunque mi conosca, non solo lui, sa quale attaccamento ho sempre avuto per i colori che ho rappresentato, a cui do la mia totale dedizione, anima e corpo. Ovunque sia stato ho costruito gruppi che hanno vinto, gettando un solco importante per il futuro. C’è chi lascia squadre spremute, con campioni che hanno dato tutto e non ne hanno più. Io ho sempre lasciato nella mia carriera squadre con giocatori giovani, migliorati e valorizzati. Gruppi unitissimi con la mentalità vincente. Che non si acquista al mercato, ma è figlia di un lavoro certosino, quotidiano, curando i minimi particolari, senza mollare mai, ognuno nel suo ruolo ma per il bene comune, perché è la somma dei particolari che alla fine farà la differenza. Io scherzando ma non troppo dico che le vittorie stanno anche nei prati tagliati bene dei campi di allenamento».
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