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C’è un grosso fraintendimento sull’Inter e sul gioco di Conte: “Non è vero che…”

Analisi di alcune rivoluzioni apportate da Conte contro il Napoli

Redazione1908

"La notizia più grande è forse che Antonio Conte, uno degli allenatori che nell’immaginario comune lega più la sua idea di gioco a un sistema di gioco specifico, il 3-5-2, e che su questo fonda le certezze più radicate dell’identità tattica della sua squadra, abbia deciso di cambiare". Esordisce così il pezzo di approfondimento di Ultimo Uomo (Sky) dedicato al ritorno di semifinale di Coppa Italia tra Napoli e Inter. Una partita, la prima per le due squadre dopo il lunghissimo stop, che ha comunque offerto diversi spunti di riflessione calcistica sul gioco proposto dai due allenatori. In particolare, su quello minuziosamente ricercato da Antonio Conte.

Il cambio di modulo: "Contro il Napoli abbiamo visto per la prima volta una nuova e funzionante versione dell’Inter, che grazie alla diversa disposizione dei suoi centrocampisti ha preso la forma di un 3-4-1-2: Brozovic e Barella, ormai titolari indiscussi, hanno fatto da mediani, con Eriksen che ha preso posizione nello spazio tra difesa e centrocampo del Napoli per cucire il gioco e attaccare frontalmente. Una soluzione che ha portato, a catena, a rotazioni inedite per la squadra di Conte. In ogni caso, è merito anche di questi piccoli slittamenti tattici se l’Inter è riuscita a far perdere la struttura al blocco centrale di Gattuso, e quindi a togliergli solidità. I tre centrocampisti dell’Inter si sono mossi tutti molto, con compiti diversi rispetto alle zone da coprire ma con una certa libertà di interpretazione delle rotazioni che ha complicato la vita al Napoli, incapace di prendere contromisure per evitare che l’Inter salisse il campo palleggiando. Quelle di Conte sono situazioni codificate, ma non schemi".

La rotazione più innovativa:"Barella non andava sistematicamente ad abbassarsi sulla linea dei difensori, ma solo quando il possesso partiva dalla sinistra (il “trigger”, cioè, era il passaggio da de Vrij a Bastoni), con l’attenzione del Napoli rivolta dalla parte opposta, verso il lato forte: la lettura dello scambio di posizione tra Barella e Skriniar arrivava in un secondo momento. Di conseguenza, con l’allargamento di Skriniar, Candreva andava ad accentrarsi sulla trequarti, alle spalle della mezz’ala del Napoli che – come Conte aveva previsto – usciva in pressione su Barella. Questa rotazione ha generato dei problemi nella difesa posizionale del Napoli per tre ragioni: con l’aiuto di Eriksen in zona centrale si creava superiorità numerica rispetto alla catena terzino-mezzala-esterno avversaria; Lukaku o Lautaro tenevano bloccati i centrali difensivi napoletani, impedendogli di uscire in pressione su Candreva o Eriksen; infine, la giocata rapida Barella-Skriniar-Candreva trovava facilmente lo spazio alle spalle di Hysaj e a quel punto costringeva Koulibaly a uscire fuori posizione. Le occasioni migliori dell’Inter, infatti, sono arrivate infatti da quel lato".

Il fraintendimento e il reparto che ha funzionato meno contro il Napoli: "Quest’anno l’Inter è stata spesso una squadra fraintesa: la sua tendenza a palleggiare dal basso per attirare il pressing e verticalizzare negli spazi che si crea ha portato diverse voci, anche autorevoli, a etichettarla come “contropiedista”: dopo tre mesi di sosta forzata, abbiamo avuto un’altra prova di quanto possa essere sofisticata e raffinata l’organizzazione che Conte proprio per agevolare la palla a uscire in modo pulito dalla difesa.  In realtà, tornando alla semifinale di ritorno, sono proprio le due punte ad uscire in maniera meno positiva dal San Paolo. Con alcune differenze: se Romelu Lukaku è comunque riuscito diverse volte a far risalire la squadra con le sue giocate spalle alla porta, Lautaro è parso un po’ tagliato fuori dal fulcro del gioco, forse anche a causa dell’inclinazione del gioco sul centro-destra. La presenza di Eriksen tra le linee cambia inevitabilmente le dinamiche anche per i due davanti, che sono chiamati a molti meno smarcamenti combinati e molte più giocate sincronizzate in orizzontale, anche andando a defilarsi. Questo, oltre al lavoro faticoso di contrastare la pressione avversaria bloccando o spingendo in basso la difesa per liberare spazi sulla trequarti".

(Ultimo Uomo)

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