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Cordoba: “Per l’Inter dissi no al Real. Ronaldo il più forte, paragone Lautaro-Milito…”

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A tutto Ivan Ramiro Cordoba. Così l’ex difensore dell’Inter ha parlato ai microfoni di affaritaliani.it tra passato, presente e futuro

Alessandro Cosattini

A tutto Ivan Ramiro Cordoba. Così l’ex difensore dell’Inter ha parlato ai microfoni di affaritaliani.it tra passato, presente e futuro:

Cordoba e l'Inter: cosa ti è rimasto dentro del tuo sangue nerazzurro?

"Tutto. Sono stati 15 anni, il periodo più lungo in cui sono stato in una squadra, anche considerando il percorso fatto nelle giovanili: nel Deportivo Rio Negro avevo militato da 8-9 anni a 16 quando ho iniziato in serie B. Posso essere al Venezia (dove è attualmente dirigente, ndr) o da qualsiasi altra parte, ma l'Inter rimane dentro di me...".

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I momenti più difficili all'Inter...

"I primi cinque anni che non vincevamo. Ma se non fosse stato per quel periodo, in cui avevi la voglia di riscatto, una sorta di 'debito' che avevi con i tifosi, la proprietà e te stesso, non so se avremmo vinto dopo. Noi del gruppo di quei 5 anni cercammo di trasferire quello spirito a chi arrivò con noi dopo. Far capire cosa voleva dire giocare nell'Inter, cosa cercavi stando lì. Il 'non mollare', perché in quel momento sarebbe stato facile. E non era neppure difficile trovare la squadra.. anzi quella che oggi è la più forte al mondo, ossia il Real Madrid. Ma ero così convinto di voler vincere con l'Inter che...".

... rifiutasti il Real Madrid?

"Sì. Ho avuto questa forza di dire 'no, voglio vincere qua'. Questa cosa te la trasmettono i tifosi, la società, tutto ciò che circonda l'Inter".

L'attaccante più difficile che hai dovuto marcare chi è stato?

"Ronaldo. Perché l'ho avuto come compagno di squadra, ma prima ancora da avversario in Nazionale e dopo di nuovo contro quando andò al Milan. Ma dopo di lui in quel periodo c'erano degli attaccanti incredibili, Shevchenko è uno di loro. Contro di lui ho giocato più volte, tanti derby Inter-Milan di fronte. Sheva era un attaccante molto completo: destro, sinistro, colpo di testa, dribbling".

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E tra gli attaccanti di oggi chi ti piacerebbe marcare?

"Io ho giocato contro Cristiano Ronaldo e Messi, ma oggi mi piacerebbe avere davanti Haaland (22enne bomber e stella norvegese del Manchester City, ndr)".

Perché?

"Mi stuzzica questa sua cosa che ha di 'trascinarsi' davanti qualsiasi giocatore. E' fortissimo e si sente fortissimo. Ed è giusto così perché questa è la sua forza. A me piacevano queste sfide. Il giorno prima della partita, ne giocavo con me stesso mentalmente, quando sapevo chi avrebbe giocato contro e chi no. E facevo il mio match, il mio esercizio per vedere i movimenti, le giocate che avrebbe potuto fare il mio avversario".

Più difficile marcare Dzeko o Lukaku?

"Lukaku perché più esplosivo, secondo me più forte e si muove di più. Non che Dzeko non si muova, ma dà un riferimento più specifico. Non fraintediamoci: stiamo parlando di due campioni, però per come ero fatto io mi sarei trovato più a mio agio marcando un giocatore come Dzeko. Un altro esempio...".

Inter Dzeko

Vai...

"Preferivo marcare uno come Ibrahimovic che Ronaldo".

Lautaro Martinez è il Milito dei tuoi tempi?

"Sì potrebbe esserlo. Non ancora, ma potrebbe esserlo".

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