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Di sicuro Dimarco è un fuoriclasse del ruolo e può reggere, fatte le debite proporzioni, il paragone. Se Spalletti un anno fa disse che Bonaventura poteva essere il “nostro Bellingham”, non rischiamo querele per l’accostamento. Il senso è uno soltanto: produce gioco, incide dalla fascia sinistra. È molto più di un terzino. Determina dentro una Nazionale in cui non ci sono più i numeri 10 di una volta. Fa la differenza con l’Inter e ancora di più in maglia azzurra. L’Europeo in Germania è storia di tre mesi fa. Dimarco saltò la Svizzera per infortunio e in precedenza non aveva incantato: una discreta reazione al debutto con l’Albania dopo l’assist con le mani (da fallo laterale) a Bajrami e poi stop. Lui e tutti gli altri interisti, vinto lo scudetto il 22 aprile, erano arrivati con le ruote sgonfie e senza energie. Un crollo inevitabile dopo una stagione lunghissima e il successo anticipato. A giugno camminavano, oggi corrono e stanno bene, ma Federico era e resta un punto fermo dell’Italia".
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