Intervenuto ai microfoni del Corriere dello Sport, l'ex terzino dell'Inter Dalbert, ora in prestito alla Fiorentina, ha parlato così in vista dello scontro diretto tra le due squadre di domenica sera.
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Dalbert: “Lukaku e Lautaro fenomeni. Biraghi? Non è una battaglia. Io via dall’Inter perché…”
Le parole dell'ex terzino nerazzurro
Dalbert, che effetto le fa trovarsi di fronte la sua ex squadra da prima in classifica?
«Così è la vita. Ha deciso l’allenatore ed io volevo ritagliarmi maggiore spazio. E l’esperienza alla Fiorentina è stata la scelta migliore che potessi fare».
Ma si aspettava un crollo simile da parte della squadra?
«No. E come me sono rimasti sorpresi tutti. E’ una situazione difficile, ma siamo pronti ad uscirne. Stiamo lavorando per sancire quello che è il bene di tutti, il ritorno alla vittoria. Io, per esempio, sono arrabbiatissimo: dobbiamo far convergere questo nostro sentire comune sul campo».
Dopo quattro ko consecutivi in campionato, la gara di domenica è decisiva anche per Montella. Ne sentite il peso?
«Io non penso al fatto che possa saltare l’allenatore, io sono concentrato solo sul vincere. Lo stimiamo tutti, è un tecnico fantastico, un’ottima persona. Io, in campo, correrò anche per lui, così come il resto della squadra».
Pure se di fronte c’è l’unica squadra capace di vincere sette volte su sette gare in trasferta?
«Non esiste la squadra invincibile, pur avendo l’Inter un organico di assoluta qualità».
Per altro i nerazzurri arrivano al Franchi dopo l’amara eliminazione dalla Champions.
«Saranno arrabbiatissimi, ma le nostre motivazioni non sono affatto da sottovalutare. Alcune loro certezze, con l’eliminazione dalla massima competizione europea, saranno venute meno, ma non per questo potremo sottovalutare niente. Di contro, noi di motivi per fare bene ne abbiamo uno più di mille».
Qual è il valore aggiunto dell’Inter?
«Sono primi in classifica e non a caso. Lautaro, incontenibile, e Lukaku sono fenomeni veri, di quelli capaci di dare fastidio con un solo movimento. Toccherà anche a me cercare di contenerli. Attenzione poi a non trascurare Brozovic, che conosco molto bene e pure lui può fare la differenza».
Lei fin qui ha partecipato nella misura del 20% ai gol della Fiorentina. Biraghi, che da Firenze ha fatto il percorso inverso, diretto verso Milano, invece è fermo a zero. Sta vincendo lei?
«Io non la vivo affatto come una battaglia. Ho visto Biraghi giocare più volte, dalla passata stagione quando ci siamo affrontati da avversari a questa, che sta vivendo in nerazzurro. Ha qualità e ciascuno di noi cerca il meglio per la sua squadra».
La spinta di Firenze potrà essere decisiva?
«I nostri tifosi sono da sempre, e ovunque, un’arma in più. Dobbiamo vincere anche per loro. Ad ogni costo».
Quanto vi manca Ribery?
«E’ un giocatore importantissimo, sotto il profilo dell’esperienza e della qualità. Mi ha aiutato fin dall’inizio, adesso tocca a noi».
Chiesa, invece, quanto è importante?
«Ha qualità che pochi hanno. Anche i campioni possono incappare in qualche parentesi poco fruttuosa, ma io sono convinto che là davanti lui continui a fare la differenza».
Lei, fino ad oggi, oltre ad aver procurato un rigore, si è inventato tre assist vincenti: ma manca forse un centravanti alto capace di capitalizzare al massimo questi palloni?
«Forse, ma noi lavoriamo anche per questo. L’obiettivo è far sì che in area ci sia sempre chi può trovare il guizzo giusto».
Di certo c’è che si son fatti trovare pronti già in tre: Castrovilli, Chiesa e Vlahovic hanno marcato sfruttando sue invenzioni.
«Sì, perché sanno tutti che la mia missione è quella di correre sul fondo e mettere il pallone nell’area piccola. Magari senza dare punti di riferimento».
Qual è il suo unico obiettivo in questo momento?
«Tornare a vincere tutte le partite, come abbiamo dimostrato di saper fare. Cancellando ogni cono d’ombra».
La Selecao?
«Onestamente speravo di conquistarmela qui in Italia, già con l’Inter. Però ho giocato troppo poco in nerazzurro. Se farò bene qui, con la Fiorentina, potrò provare a coronare questo sogno».
Una curiosità: esulterebbe in caso di gol?
«Assolutamente sì. E’ questione di rispetto, nei confronti della Fiorentina che ha creduto in me e della tifoseria, che mi ha sempre sostenuto».
Capitolo razzismo. Lei ha visto, per primo e vivendolo sulla sua pelle, un arbitro fermare una gara per i cori razzisti. E’ questa la strada giusta?
«Vi dico che è stato un momento triste, quei cori ti toccano, non se ne vanno via tanto facilmente. Diecimila euro di multa? Io credo che la strada da seguire sarebbe piuttosto quella tracciata in Inghilterra, che ha vissuto direttamente coinvolto il mio amico Fred (il colpevole è stato arrestato, rischia il daspo a vita e il posto di lavoro, ndr)».
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