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Saranno ingenti i danni economici che il coronavirus arrecherà all'economia mondiale e quindi anche al calcio. Come anticipa Repubblica, domani il ministro Spadafora riceverà la relazione con cui il calcio italiano conta i danni causati dal coronavirus. "Un buco da 504 milioni. Per stabilire esattamente a quanto ammonteranno i danni, la Figc e l’advisor hanno immaginato tre scenari distinti. Esclusa ormai anche dai più ottimisti la possibilità che i campionati ripartano con il pubblico negli stadi, restano le due ipotesi peggiori.
"Nella prima, ossia se il campionato fosse terminato a porte chiuse, il danno sarebbe di altri 294 milioni di euro, oltre le perdite previste. Ma se non si riuscisse a terminare la stagione la perdita sarebbe di 504 milioni in più rispetto alle previsioni pre coronavirus. In tutto, quindi, il rosso arriverebbe a quasi 800 milioni (504 + 290). Un’enormità per un movimento che genera ogni anno 5 miliardi di fatturato sì, ma che versa 1,3 miliardi di contributi fiscali e previdenziali allo Stato e 2 miliardi di stipendi ai dipendenti. I rischi sono il fallimento di molte società (il 30% di quelle di C, da stime non ufficiali), calo dell’occupazione e disaffezione del pubblico".
I settori più colpiti sarebbero il ticketing, ossia biglietti e abbonamenti, ma "anche i ricavi da sponsor e attività commerciali. In tutto, la differenza tra pre e post crisi potrebbe far mancare ricavi per 313 milioni solo alla Serie A. Cifre che si impennano scendendo fino alla Lega dilettanti".
Nel documento ci sarà anche un pacchetto di misure che "se approvate incentiverebbero gli investimenti dei club dando una spinta all’economia. Tra queste, la definizione di un “piano nazionale” per il rinnovamento delle infrastrutture sportive. La cessione dei diritti di superficie a 90 anni degli stadi. La detrazione fiscale per la costruzione o ristrutturazione degli stadi. La contribuzione per ammodernamento degli impianti con risorse provenienti da scommesse sportive. E la possibilità per i club di creare zone intorno agli stadi a loro uso esclusivo per attività commerciali prima delle partite. L’effetto: nuovi posti di lavoro, soldi alle imprese, ma anche l’occasione di dotarsi dei mezzi utili a rincorrere le grandi d’Europa".
(Repubblica)
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