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Darmian: “Inter, che gruppo! Anche noi ci divertiamo in campo. E vogliamo vincere ancora”
Lunga intervista concessa da Matteo Darmian a La Stampa. L'esterno ex Parma e Torino è pronto a tornare a disposizione dopo l'infortunio.
Darmian, sarà dura riconquistare il posto da titolare?
«In una squadra come l’Inter è normale che ci sia competizione in ogni ruolo, fin dall’inizio della stagione. Il compito dei giocatori è quello di mettere sempre in difficoltà l’allenatore».
In campo siete consapevoli dello spettacolo che state regalando?
«Anche noi, durante le partite, proviamo quello che traspare fuori. Ci divertiamo e stiamo bene insieme. Siamo un gruppo che ha creato qualcosa di importante sotto vari punti di vista: mentalità, voglia di vincere e capacità di soffrire nei momenti delicati».
Dall'arrivo all’Inter, a ottobre 2020, ha sempre duellato per lo scudetto con il Milan, la squadra del suo debutto nel calcio professionistico.
«Devo tanto al Milan che mi ha fatto crescere. Sono entrato ragazzino e sono uscito uomo. A 19 anni avevo bisogno di giocare e ci siamo separati di comune accordo. Adesso sono contento di essere all’Inter. Avrei potuto arrivarci anche prima. L’anno scorso è stato bello vincere lo scudetto e adesso vogliamo riconfermarci».
Si riconosce nel profilo del calciatore serio che lavora tantissimo per restare ad alti livelli?
«Quando non hai un talento sopra le righe, devi avere ambizione e determinazione. Devo ringraziare i calciatori che erano in prima squadra quando mi affacciavo a Milanello. Campioni come Maldini, Gattuso e Costacurta mi hanno inculcato la voglia di lavorare. È stata una grande scuola».
Tornare a giocare a due passi da casa (Rescaldina dista appena 25 chilometri da Milano) aiuta?
«Sicuramente. Si sente la vicinanza degli affetti. Ho conservato tante conoscenze dai tempi dell’oratorio del mio paese, dove ho iniziato a giocare allenato da mio papà Giovanni. Sono gli amici di sempre. Spesso torno a trovarli».
L’ultima vittoria del 2021 è stata col Torino, dove ha lasciato ottimi ricordi.
«Il Torino con Juric sta facendo un buon campionato. Lo abbiamo visto a San Siro. È una squadra forte e difficile da affrontare. Mi fa molto piacere che i tifosi granata non abbiano dimenticato i miei gol importanti: a Bilbao e nel derby del 2015, quello del ritorno al successo dopo un digiuno lunghissimo. Abbiamo fatto quatto anni in crescendo: la promozione in Serie A, poi il ritorno in Europa. Quelle stagioni mi hanno permesso di andare al Manchester United che mi ha fatto conoscere a livello internazionale».
In questo momento d’oro le manca solo il ritorno in Nazionale.
«Sarebbe un onore ritrovare l’azzurro. Ricordo come un’esperienza indimenticabile il Mondiale 2014. Per ora, però, il Ct Mancini ha fatto scelte diverse. E sono state tutte azzeccate. Pensando ai
playoff di marzo mi torna in mente il palo che ho colpito nello spareggio con la Svezia nel 2017. Mi è rimasto di traverso. Questa volta l’Italia può farcela dopo la grande cavalcata dell’Europeo».
Legge ancora tanto come quando era bambino e veniva premiato dal bibliotecario di Rescaldina?
«Purtroppo non riesco più. Mi sono concentrato sulle autobiografie dei grandi sportivi. Mi ha ispirato molto Open di Agassi»
È il prototipo del bravo ragazzo educato. C’è qualche aspetto in cui non lo è?
«Basta chiedere a mia moglie Francesca. Risponderebbe che sono pieno di difetti»
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