Dalle colonne della Gazzetta dello Sport torna a parlare Davide Santon. Il terzino dell'Inter, che tanto e tanti aveva stupito con le sue prime uscite in campo con uno stile da campione già vissuto e che nel derby ricevette l'elogio di Paolo Maldini, commenta quella che per lui è stata una stagione ricca si di trofei con il club ma travagliata dal punto di vista fisico e personale.
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DAVIDE SANTON: “MI SONO RITROVATO IN UN TUNNEL NERO, AVEVO PAURA DI NON TORNARE PIU’ A GIOCARE”
Dalle colonne della Gazzetta dello Sport torna a parlare Davide Santon. Il terzino dell’Inter, che tanto e tanti aveva stupito con le sue prime uscite in campo con uno stile da campione già vissuto e che nel derby ricevette l’elogio...
"Finalmente mi sento fuori da un tunnel nero e maledetto. Ho avuto anche paura di non tornare più a giocare. Da novembre in poi è stato tutto un calvario. La prima operazione al menisco, un recupero difficile, forse anche affrettato, questo ginocchio che si gonfiava dopo ogni sforzo, infine la decisione di chiudere la stagione e di affrontare un secondo intervento di pulizia. Ma soprattutto il mix di rabbia e malinconia nel vedere imiei compagni lottare e vincere sui fronti più importanti. Prandelli pensa a me per la Nazionale? E' bello vedere il mio nome fra i possibili convocati: lo ammetto, sogno l'azzurro, ma tutto passa da una grande stagione con l'Inter, il mio primo grandissimo amore. Maicon in partenza? Questo lo dite voi, io non ne so nulla. Se in questa eventualità l'Inter può fidarsi di me? Io sono pronto, maturo, convinto. Fermo restando che è il campo l'unico giudice, sento di valere una maglia da titolare. Anzi, la prossima stagione voglio giocare e scaricare sul campo la mia grande voglia di calcio, di riprendermi il tempo perduto. Se conosco Benitez? Di fama sì, ho visto la sua conferenza stampa e mi è piaciuto molto a prima vista. Poi, ho saputo che in passato si era interessato a me. Insomma, riparto ancor più motivato. Un messaggio per Mourinho? Al di là di tutto, dirò sempre grazie a Mourinho. E' lui che mi ha spalancato le porte del grande calcio. Oggi, grazie a lui, ho maggior personalità, E poi mi ha trasmesso la cultura del lavoro, la consapevolezza di quanto sia importante allenarsi bene in settimana, evitando di rovinare tutto per qualche sera di troppo in discoteca. Con lui chi si allenava male restava fuori, non c'erano storie".
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