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De Ponti: “Eto’o da bomber più forte al mondo a baby pensionato più pagato di sempre”

Francesco Parrone

Da Ibra ad Eto’o, atleti dal grande spessore ma anche dal grande portafogli, più mercenari che bandiere insomma. Di questi ultimi non ce n’è più neanche l’ombra, anzi se ne contano su tre dita di una mano. E’ il pensiero...

Da Ibra ad Eto'o, atleti dal grande spessore ma anche dal grande portafogli, più mercenari che bandiere insomma. Di questi ultimi non ce n'è più neanche l'ombra, anzi se ne contano su tre dita di una mano. E' il pensiero di Roberto De Ponti, firma del Corriere della Sera che nell'edizione odierna del quotidiano, analizza l'evoluzione del calcio da dieci anni a questa parte, ultimo esempio è proprio il camerunense nerazzurro:

C’erano una volta le bandiere, e quelle ormai non ci sono più da tempo: Totti, Del Piero e Zanetti sono rimasti gli ultimi mohicani della fedeltà alla maglia. Poi è arrivata l’epoca dei mercenari: Zlatan Ibrahimovic (Ajax, Juventus, Inter, Barcellona e Milan in rapida successione) ne è il paradigma, un mal di pancia qua e un contratto là, pur di aumentare annualmente il proprio ingaggio (e la percentuale del procuratore).

QUESTIONE MERCENARI - Mercenari, sì, ma con un minimo di amor proprio: si cambia maglia per riempire il portafogli ma anche per trovare nuove motivazioni, insomma per provare a vincere qualcosa di più. Samuel Eto’o è andato oltre: è diventato il primo mercenario senza frontiere. Alzi la mano chi sa dove si trova il Daghestan: prima che da Makhachkala piovesse su Rino Gattuso un’offerta milionaria, era più o meno famoso solo per confinare con la polveriera della Cecenia. Da oggi è sulla cartina del calcio mondiale. Venti milioni di euro netti all’anno sono un ottimo motivo per scoprire nuove frontiere, ma siamo sicuri che per un giocatore che a Milano ne guadagnerebbe 10 (netti, all’anno) la differenza sia così clamorosa? Se ti chiami Eto’o, hai 30 anni e sei uno degli attaccanti più forti al mondo, svernare sul Mar Caspio non dev’essere il massimo della vita, e passare dalla musichetta della Champions ai cori dei 20 mila tifosi dello stadio Dinamo di Makhachkala è piuttosto deprimente. Dice: nell’Anzhi ci gioca anche Roberto Carlos. Vero, ma quello ha 38 anni (e 10 milioni di ingaggio, peraltro). È arrivato. Ora Eto’o rischia di diventare il baby pensionato più pagato della storia.