Roberto De Zerbi è un fiume in piena. L'allenatore del Sassuolo, prossima avversaria del Milan, non le manda a dire in conferenza stampa a coloro che hanno ideato e ufficializzato il progetto della Superlega. Esordisce così il tecnico neroverde: "Sono molto toccato e arrabbiato di questa cosa a tal punto che ieri abbiamo parlato con la squadra per una mezz'ora. E' giusto fermarsi ogni tanto. Sono molto arrabbiato perché domenica è stato fatto un colpo di stato. Questo episodio equivale un colpo di stato nel calcio, nei contenuti e nella modalità. Nei contenuti perché il calcio è di tutti ed è meritocratico. Nella modalità perché si poteva fare alla luce del sole, invece di fare comunicati congiunti a mezzanotte, tirar fuori il sito nuovo. Come se qualcuno dovesse porre le bandiere in un posto che aveva sottratto a qualcun altro".
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De Zerbi: “La Superlega mi urta, noi siamo coglioni? Col Milan gioco solo se mi obbligano”
La dura presa di posizione del tecnico del Sassuolo sulla Superlega alla vigilia del match col Milan
L'aspetto che sottolinea De Zerbi è la mancanza di meritocrazia tra i criteri d'accesso: "E' un comportamento che va a ledere il diritto che il più debole possa farsi strada. Come se non potesse sognare un futuro più bello di quello che dice la sua provenienza. Come se un figlio di un operaio non possa sognare di fare il dottor, il chirurgo o l'avvocato. Questa cosa che mi urta i nervi. Il calcio ha un ruolo sociale diverso dagli altri sport. Fare una SuperLega dove loro decidono chi deve entrare e decidono chi sta fuori, va a togliere l'essenza del calcio. Io sono partito quest'anno spingendo il sogno del quarto posto, del quinto, del sesto. Forse io e la mia società siamo coglioni perché ancora sogniamo, ma qualche risultato lo abbiamo fatto e qui si tratta di metterci la faccia".
De Zerbi si è detto pronto anche a gesti piuttosto netti: "Non è che perché hanno fatto disastri, perché queste società sono gestite da potenti, prepotenti, debbano poi farla pagare alla piccola società che fa le cose fatte per bene. Credo sia arrivato il momento anche di esporsi. Io domani non avrei piacere a giocare la partita perché il Milan fa parte di queste tre squadre e l'ho detto ai giocatori e a Giovanni Carnevali. Se Carnevali mi obbligherà ad andare chiaramente ci vado. Ma sono rimasto male. Sono arrabbiato perché il calcio mi ha dato da mangiare per 40 anni e anche io al calcio ho dato tutto e non la metto come questione lavorativa. Va oltre al lavoro e allo stipendio. Nella sfera dei valori, dei sentimenti, delle rivalità calcistiche italiane sulle quali si sono giocate tante partite, si sono scritte tante pagine".
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