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La partita di domenica con il Bologna ha messo in luce il talento di Karamoh; il giovane francese ha deciso la partita con un gran giocata e ha dimostrato di poter dire la sua in questa Inter. Karamoh, infatti, si è appena affacciato sul grande calcio. Lo sbarco all'Inter è arrivato dopo la sua prima stagione da professionista (e da titolare) nel Caen. Il club nerazzurro lo ha seguito a lungo e poi ha deciso di portarlo alla Pinetina. Non è stato semplice, perché ad un certo punto la trattativa si era arenata a causa delle richieste del club francese. Karamoh, però, ha resistito: si era promesso all'Inter, ha respinto il corteggiamento di altri club, tra cui l'Arsenal e, agli sgoccioli del mercato, è stato premiato. L'operazione è stata chiusa con la formula del prestito biennale e alle casse di corso Vittorio Emanuele costerà in tutto 6 milioni di euro. Da questo punto di vista, il confronto con gli altri due talenti francesi Mbappè e Dembelè è davvero improponibile. Per il primo, il Psg investirà 180 milioni. Per il secondo, il Barcellona arriverà a poco meno di 150, considerando anche i bonus. Per il resto, oltre all'età, le caratteristiche tecniche sono simili, nel senso che sono tutti attaccanti, in grado giocare da punte vere, ma anche in una posizione più esterna. Il nerazzurro, peraltro, gioca nell'Under 21 transalpina e, a meno di un clamoroso exploit in questa seconda parte della stagione, si guarderà i Mondiali dalla tv. Gli altri 2, invece, faranno parte della spedizione in Russia.
Karamoh si è messo in luce al Caen, ma il salto in serie A è sempre molto più complicato degli altri, perché il nostro calcio è sempre molto più tattico e perché i giovani non vengono gettati allo sbaraglio. Non è così in Francia o in Germania, mentre da noi si preferisce lanciarli quando hanno completato un percorso di crescita. Ebbene, di quello di Karamoh, si sta occupando Spalletti, che, sin dall'inizio, ne ha messo in luce doti e qualità, evidenziando però anche le lacune e le mancanze da colmare. Essendo un giocatore di strappi e di folate, perde continuità nell'arco della gara. Significa che in quei momenti viene meno anche la sua applicazione in copertura. Dall'altra parte, però, la sua imprevedibilità, accompagnata dalla sfrontatezza, può essere un fattore. E, di quella, Karamoh ne ha in abbondanza. Altrimenti, il suo primo pallone al debutto da titolare a San Siro non sarebbe stato un colpo di tacco. Altrimenti, il suo primo gol non sarebbe nato da una magia in dribbling e da un sinistro spettacolare nel sette. Già, quel sinistro che non è il suo piede e che ha cominciato ad usare con ripetitività solo alla Pinetina, con Spalletti che su questo aspetto lo sempre ha martellato.
(Corriere dello Sport)
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