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Mattia Destro è uno dei giovani che più si stanno mettendo in luce nel campionato di quest'anno. L'ex Primavera dell'Inter, che a giugno sarà in comproprietà tra Genoa e Siena, sta alimentando qualche rimpianto in casa nerazzurra, viste le grandi potenzialità che si stanno intravedendo sotto la guida sapiente di Sannino.
Intervistato da Il Corriere dello Sport, Destro non ha negato il dispiacere per l'addio all'Inter ma nemmeno la soddisfazione che proverebbe nel tornare alla Pinetina, stavolta per restarci.
Titolare a vent'anni: si sente un marziano, nella nostra serie A?«Le cose, in realtà, stanno un po' cambiando: gli allenatori hanno sempre più fiducia nei giovani e i giovani dimostrano di poterci stare».
All'estero l'anagrafe è un dettaglio...«A volte anche una scommessa: l'Italia del pallone preferisce andare sul sicuro».
Non c'è pazienza: l'Inter l'ha lasciata partire..."Le grandi squadre hanno grandi obiettivi: difficile far crescere un ragazzo, se c'è l'obbligo di vincere. Tanti Primavera nerazzurri, però, sono arrivati in prima squadra».
Lei non ha neanche debuttato...«Come facevo? C'era un attacco di fuoriclasse. Non ho rimpianti e sono felice del mio percorso: meglio fare esperienza in società minori che rimanere ai margini di una grande».
Magari tornerà da campione affermato...«Non sarebbe una rivincita, ma una bella soddisfazione. Significherebbe che in poco tempo sono migliorato tantissimo».
La segue anche la Juve. Sensazioni?«Fa piacere, vuol dire che qualcosa di buono sto facendo. Adesso, però, voglio pensare soltanto alla salvezza del Siena: ci sarà tempo per valutare le voci di mercato».
Dicono che la squadra occupi un posto importante nel suo cuore...«Da bambino ero tifoso, ma se fai questo mestiere le passioni infantili sfumano. E io, a quattordici anni, vestivo già la maglia dell'Inter».
Frughi nei ricordi: qual è la Juve che più ha amato?«Quella di Zidane, Del Piero, Conte e Trezeguet».
Del Piero gioca ancora...«Grandissimo campione e grandissima persona: per noi giovani è un esempio da seguire».
Il suo modello?«Ibrahimovic. E' stato emozionante stargli accanto quando l'Inter mi ha convocato per la tournée in America. Mi piace molto anche Milito».
Fra gli italiani?«Borriello. Per il modo di giocare molto fisico, oltre che per i gol».
Fra pochi mesi potreste dividere lo spogliatoio...«Penso solo al Siena e non è un modo di dire: ho ancora tanto da dimostrare, devo trovare continuità e sbagliare meno gol».
Con la Roma ne ha divorati due...(sorride) «Meno male che alla fine abbiamo vinto, sennò chissà i miei compagni... Vabbè, ho procurato il rigore».
Si fa perdonare con un grande lavoro: ripiega, si sacrifica, copre...«Nelle giovanili non mi piaceva rincorrere, ma se vuoi stare ad alti livelli devi metterti a disposizione e dare una mano».
Lei è stato sempre attaccante?«Sin dalla prima partita con l'Arancionera, la squadretta di Ascoli in cui ho cominciato».
Eppure è figlio di un difensore: papà Flavio ha giocato in serie A...«Di lui in campo ho ricordi sbiaditi, ero piccolo quando ha chiuso la carriera. Raramente parliamo di calcio, ogni tanto scherza: "se ti marcassi io"».
Succede?(ride) «Meglio il calcio-tennis, sennò litighiamo»
Ci racconti il suo cammino dopo l'Arancionera...«Altre squadrette, l'Ascoli a undici anni e l'Inter a quattordici. Milano mi intimoriva e incuriosiva insieme, però la lontananza non mi è pesata: è stata importante l'amicizia con gli altri ragazzi del collegio, eppoi i miei, in quel periodo, vivevano a Montichiari. Papà lavorava lì».
Lei è figlio unico: per suo padre e per mamma Monica il distacco sarà stato duro...«Però mi hanno incoraggiato. Con una sola raccomandazione: non trascurare la scuola. Io, veramente, ero rapito dal calcio, ma li ho ascoltati: sono attaccante e ragioniere».
Cosa ha provato quando l'Inter l'ha ceduta definitivamente al Genoa?«Un pizzico di dispiacere, ma anche orgoglio per la fiducia rossoblù. In prima squadra si imparano tantissime cose: Toni, in particolare, mi ha dato un'infinità di consigli».
In estate ha accettato il prestito al Siena...«Volevo giocare e qui c'era l'opportunità: ho scelto questa piazza per mettermi in gioco. Stiamo facendo bene e con i risultati cresce l'autostima».
I suoi amici nel calcio?«Uno dei migliori è Borini: mercoledì si sarà arrabbiato. Poi ci sono Obi, Caldirola e Santon».
Fuori?«I ragazzi di Ascoli, quelli con cui sono cresciuto. Molti adesso vivono in città universitarie, però riusciamo a combinare lo stesso. Ci divertiamo con semplicità: due chiacchiere oppure un bel film».
Per chiudere, quali sono i suoi sogni?«Quelli di ogni calciatore: arrivare in una grande squadra e in Nazionale. Adesso, però, penso solo al Siena».
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