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Nell’ultimo mercato di gennaio, Lassana Diarra è stato ad un passo dall’Inter e da altri club (West Ham su tutti), ma per una causa ancora in corso tra lui e la Lokomotiv Mosca, nessun affare è potuto andare in porto. La FIFA non gli ha permesso di trovarsi una nuova sistemazione, come ha spiegato lo stesso Diarra a L’Equipe.
"C'è stato un conflitto con la Lokomotiv Mosca. E finché non sarà risolto, la FIFA rifiuta di farmi giocare. Prima del West Ham, dovevo già firmare con l'Inter un paio di settimane fa. Anche in questo caso la FIFA ha bloccato l'accordo. Ma se io sono libero! La Lokomotiv ha risolto il mio contratto lo scorso 22 agosto, una settimana prima della chiusura del mercato. Da lì io mi sono licenziato e ora non posso giocare a calcio!”
In sommi capi, il litigio sembra essere nato dalla volontà del club russo di vendere Diarra per fare cassa: volevano venderlo o, quanto meno, abbassargli lo stipendio, ma il giocatore non ne ha voluto sapere. No al rinnovo a cifre più basse. Nel frattempo, di pretendenti al suo cartellino non ce n’erano, e perciò si è deciso di optare per un’altra via, quella di mettere subito fine al contratto. Da lì, però, si è aperto un contenzioso, sul quale la FIFA non è ancora riuscita a fare luce. Il giocatore ha sempre sostenuto di essere libero e svincolato, ma da Mosca ribattono.
Diarra ha spiegato a L’Equipe come “la Lokomotiv ha usato come pretesto un mio ritardo alla ripresa degli allenamenti, ma io avevo già trovato un accordo con il club dato che volevano cedermi. Da Mosca dicono che sono stato io a rompere il mio contratto? E’ totalmente falso. Conoscete un giocatore che rifiuterebbe un contratto di tre anni, a condizioni favorevoli, a 29 anni? Francamente, chi può credere il contrario? In tutto ciò, la Lokomotiv, nel file che inviò alla FIFA scrisse che avevano interrotto il mio contratto per mancanza di rispetto, per questo io avrei dovuto essere punito e avrei dovuto pagare un risarcimento per i danni causati... C'è un conflitto d'accordo, un vero e proprio contenzioso. Ma perché io non gioco a calcio? La Lokomotiv continua a disputare il suo campionato, tranquillamente e in silenzio, vince e perde le partite, vive la sua vita... E io, cosa faccio? Soffro. E tutti i club che volevano prendermi avevano paura di essere condannati a pagare un risarcimento... E' una cosa pazzesca, perché io sono libero!"
Una storia che ha dell’assurdo, totalmente dell’assurdo e del surreale, come dimostra la proposta di contratto che la Lokomotiv avrebbe poi inviato allo stesso Diarra nel mese di ottobre (perciò in pieno litigio): “Io ero pronto, nonostante tutte le difficoltà, a continuare la mia carriera con la Lokomotiv. Mi sembra di essere in un film. I dirigenti hanno cercato ogni giorno di farmi rinunciare, sottoponendomi a visite mediche quotidiane, un giorno alla caviglia destra, un giorno a quella di sinistra e un altro giorno mi facevano le visite allo stomaco. Ho avuto appuntamenti con psicologi, psichiatri, sessioni filmate con questi medici. Perché la FIFA sta prendendo così tanto tempo? C’è da farsi delle domande, per davvero…”.
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