- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Getty
"Un conto è togliere il nome Digitalbits dal sito ufficiale e dalle maglie di Primavera e Women per reagire ai mancati pagamenti dell’azienda di criptovalute. Un altro è levare il “main sponsor” dalle divise della prima squadra a partite dalla 1ª giornata di campionato a Lecce". Apre così l'articolo di Tuttosport in merito alla controversia tra l'Inter e Digitalbits: i dirigenti nerazzurri stanno trattando con i manager dell'azienda in crisi di liquidità per evitare di arrivare a mosse più drastiche: "Il punto riguarda un altro marchio sulle maglie nerazzurre, quello dello sponsor tecnico Nike. Rimuovere la scritta Digitalbits dalle maglie di Lukaku e compagni, a maggior ragion in caso di immediata sostituzione con un altro partner commerciale, farebbe immediatamente perdere valore alle decine di migliaia di magliette già prodotte (e in molti casi già vendute) dalla multinazionale americana con Digitalbits sul petto. Sarebbe un problema notevole, a maggior ragione in questa fase nella quale l’Inter ha trovato con Nike il rinnovo dell’attuale accordo in scadenza nel 2024 fino al 2030 a oltre 25 milioni (più bonus), il doppio - per quanto riguarda la parte fissa - della cifra attuale. Ecco perché l’Inter vuole evitare di arrivare al passo estremo di fronte ai mancati pagamenti di Digitalbits. Il tentativo potrebbe essere quello di concentrare in un’unica stagione tutti i ricavi pattuiti su base pluriennale in modo da tenere il nome sulle maglie fino al prossimo giugno e poi separarsi", commenta il quotidiano.
C'è da vedere, però, se Digitalbits ha a disposizione la cifra pensata dall'Inter per assecondare il piano nerazzurro. Un'altra variabile è rappresentata dall'ingresso di un altro main sponsor, che renderebbe molto più facile l'addio immediato di Digitalbits, così da attutire anche l'impatto delle conseguenze con la Nike. "Di sicuro si sta rivelando un salto nel buio la decisione della primavera 2021 di abbandonare Pirelli, ritenendo troppo basso il compenso della multinazionale milanese, per rivolgersi a un settore non sempre affidabile, come quello delle criptovalute", chiosa Tuttosport.
© RIPRODUZIONE RISERVATA