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Paulo Dybala sarà sicuramente uno dei protagonisti assoluti del prossimo mercato estivo: sarà lui uno dei gioielli più appetiti da tutta Europa dopo le ottime prestazioni di questo campionato assieme al Palermo. Dove giocherà ancora non lo sappiamo, ma si tratta di attendere solo pochi mesi. In corsa pare ci sia anche l’Inter, nonostante l’ingente spesa che un suo acquisto prevedrebbe.
Dybala ha parlato di sé, dei suoi inizi e del suo futuro in un’intervista concessa alla rivista “So Foot Junior”: qui, ha detto di sognare la Champions League. Si tratta di vedere se vuole un club che giochi subito in CL o se avrà la pazienza di aspettare ed aiutare la sua nuova squadra a raggiungere presto quell’obiettivo: in questo caso, per l’Inter può esserci una speranza, altrimenti sarà davvero impossibile.
Intanto, ecco il suo pensiero espresso nel corso dell’intervista.
Il calcio, quando eri un ragazzino, cosa rappresentava per te?
“Quando ero un ragazzino, giocavo in un piccolo club vicino casa mia, nella cittadina di Laguna Larga. Poi, dai 10 ai 15 anni, ho cominciato a giocare per l’Instituto de Cordoba, dovevano accompagnarmi tutti i giorni all’allenamento in macchina dopo la scuola. Normalmente, guidava mio padre. Ma qualche volta, era necessario che lo chiedessi ad altri, dunque è diventato quasi un problema. Poi mio padre è morto quando avevo 15 anni e proprio da quel momento che l’Instituto ha istituito la pensione completa per tutti i giovani del club. Quindi, ho traslocato a Cordoba. Prima il calcio era soltanto un gioco, giocavo per divertirmi. Da quel momento in poi è diventato il mio obiettivo, volevo diventare un calciatore professionista. Il sogno di mio padre era avere un figlio calciatore. I miei fratelli non ci sono riusciti, quindi lo dovevo realizzare io, era un dovere”.
Quando è arrivata l’offerta del Palermo, avevi giocato solo una stagione in seconda divisione. Cosa hai detto a te stesso?
“Andare in Europa è stato qualcosa di davvero incredibile, completamente inaspettato. Mi sono detto che occasioni del genere arrivano una volta nella vita e sono partito subito senza ripensamenti. Ma in verità, tutto è andato super veloce…impossibile prevedere tutto questo. Ho debuttato ad agosto, e ho battuto dei record. Di colpo, il mio nome è balzato agli onori della cronaca. Dopo aver fatto una stagione incredibile, molta gente si è accostata a me, ho cominciato a guadagnare tanti soldi, è stato folle. Non facile da capire che da un giorno all’altro i migliori club del mondo si interessino a te, un giocatore di seconda divisione argentina fino a poco tempo prima. A 17-18 anni è difficile da metabolizzare. Mi sono concentrato nel lavoro, sul calcio e per fortuna mi sono avvicinato molto alla mia famiglia in quel periodo. Il mio allenatore Dario Franco mi ha anche aiutato molto a tenere i piedi per terra, come tutti i miei compagni di squadra”.
Palermo?
“Palermo è la squadra che mi ha dato più fiducia e mi ha voluto veramente, la prova di ciò è la retrocessione in Serie B, il club mi ha sempre sostenuto. Oggi, ho fatto la scelta migliore, no?”
Volevi appositamente andare in Italia?
“Quando ero piccolo seguivo tutti i campionati. Alla play-station prendevo sempre squadre italiane ma anche altre squadre. Amo tutti i campionati e ognuno ha qualcosa di diverso. In Spagna si fa un bel calcio. In Inghilterra si attacca molto, il campionato italiano può darsi sia la scelta migliore per un argentino, per la mancanza di spazi e per l’importanza nella tattica”.
Si parla molto di te per quanto riguarda la nazionale italiana, cosa ne pensi?
“L’ho sempre detto, mi sento argentino e niente di più. Ho soltanto un sogno, quello di giocare con la Nazionale Argentina. Non so perché tutti ne parlano tanto ma non giocherò mai per un altro paese”.
Il tuo compagno Vazquez dice di essere “onorato” di giocare per la nazionale italiana…
“Per Vazquez è diverso, la famiglia di sua madre è italiana. Poi lui è più grande di me, quindi per la sua carriera, sarà un balzo importante”.
Se dovessi scegliere, sceglieresti un club che compete per la Champions League o una convocazione con la nazionale argentina?
“Voglio ambedue le cose! Se giocassi in Champions League, sicuramente avrei più possibilità di giocare per la nazionale. Ma sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti dei tifosi del Palermo se dicessi di volere un’altra cosa, sono molto felice della mia situazione in Sicilia e soprattutto concentrato sulla nostra stagione. Abbiamo ancora tanto da dimostrare”.
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