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Eder: “Thohir lontano? Non è vero. Il gol? Arriverà quando serve. Icardi…”

Giovanni Montopoli

Ha parlato di Inter a 360°, Eder, intervistato dalla Gazzetta dello Sport:”Come si passa da un presidente presenzialista (Massimo Ferrero) al suo attuale (Erick Thohir) che è più all’estero che in Italia? Non cambia. E poi pensi che Thohir...

Ha parlato di Inter a 360°, Eder, intervistato dalla Gazzetta dello Sport:”Come si passa da un presidente presenzialista (Massimo Ferrero) al suo attuale (Erick Thohir) che è più all’estero che in Italia? Non cambia. E poi pensi che Thohir l’ho già sentito tre volte: nei giorni in cui eravamo in trattativa mi ha chiamato, spronato, chiesto di dare il massimo e che era contento della mia scelta interista. Una persona sempre positiva. Ancora nessun gol?  Le racconto due cose, tanto per dire che del gol non mi voglio preoccupare più di tanto. La prima: a un gol che magari finisce per portarti a niente preferisco una grande prestazione. Sono così da sempre, e i risultati di squadra poi sono puntualmente arrivati. Prenda l’esempio di Callejon al Napoli: per un po’ non ha fatto gol ma ha lavorato tanto e corso senza soste per il bene della squadra. Poi, palla a quel gigante di Higuain e gol, e Napoli in alto. Insomma: se faccio come Callejon e Icardi segna 30 gol, beh, ci sto. La seconda? Anche alla Sampdoria arrivai a gennaio e fino ad aprile rimasi senza gol.  Ma poi mi sbloccai, alla fine feci quelli giusti e andammo in serie A dopo che a un certo punto avevamo 12 punti di distacco dalla zona play-off. Insomma: gli obiettivi vennero raggiunti”.

ICARDI –“ Lo trovo uguale. Forte come ora dentro l’area. A quel tempo, quando salì dalla Primavera, era impressionante: pochi come lui sanno dare tanto dentro l’area. Pochissimi. In cosa è migliorato? Nel dialogare con la squadra, esce per fare sponda, aiuta. Dove può migliorare? Uno come lui deve fare tre gol a partita con i mezzi in possesso: e i 23 anni li farà fra qualche giorno. So che mi chiederà degli oriundi. Ne sento parlare da 11 anni, non sono stato il primo e non sarò l’ultimo. In tante cose mi sento più italiano che brasiliano: quando torno nel mio paese i miei amici dicono che ho l’accento italiano, una volta amavo i fagioli ma adesso se devo scegliere vado a un ristorante italiano. Il mio bisnonno era di Nove, provincia di Vicenza: quando eravamo in Brasile, la nonna voleva parlassimo solo in italiano in casa e poi fuori potevamo usare il portoghese”