Christian Eriksen alla fine ha mantenuto la parola: il centrocampista danese, il grande colpo del mercato di gennaio del 2020, nella conferenza stampa di presentazione disse di aver scelto l'Inter per riportare lo scudetto nella Milano nerazzurra. Missione compiuta, dopo un percorso ricco di difficoltà e incomprensioni. Una storia d'amore che ha faticato a sbocciare, con il ritorno in Inghilterra che pareva lo scenario migliore per tutti. Poi, la sua rinascita è coincisa con il decollo dell'Inter. La Gazzetta dello Sport celebra la sua parabola: "Ci sono le date che segnano la differenza. Quattro febbraio 2020, Christian Eriksen è da pochi giorni a Milano, sta cominciando a capire l'Inter. Quel giorno ci incontra nella sede di viale della Liberazione, in una stanza subito dietro la sala dei trofei. Ci venne naturale chiedergli: «Scusi, ma perché l'Inter?». Non era una domanda qualunque. Avrebbe potuto scegliere i soldi del Psg, per esempio. E lui, con naturalezza, rispose così: «La Juventus vince da tanto tempo, ma noi vogliamo cambiare le cose. E io sono qui per questo». Era qui per lo scudetto, Chris. Detta in quel momento, pareva una roba un po' ardita. Sì certo, l'Inter era lassù anche l'anno scorso. Ma la sensazioni, oggettivamente, non erano quelle che hanno accompagnato questa seconda stagione, sua e di Conte".
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Eriksen, parola mantenuta: dalla cessione saltata allo scudetto da protagonista
La rinascita del centrocampista danese è stata una delle chiavi della stagione trionfale dell'Inter, chiusa con lo scudetto
La mancata cessione e la rinascita
"C'è la firma di Eriksen su questo scudetto. E rieccoci alle date. Altro giro, altro giorno di febbraio. Il 14 di questo 2021: Chris compie 29 anni. Ok gli auguri, ma il regalo vero glielo fa Antonio Conte: maglia da titolare a San Siro, contro la Lazio. Non era un regalo, a pensarci bene. Era un atto dovuto. Perché qualcosa era scattato nella testa di Eriksen: virtualmente era stato ceduto, il Tottenham lo aveva convinto a tornare a Londra. Ma l'Inter ne ha fatto una questione economica, pardon, d'onore: in prestito gratuito non va via. Se lo vogliono, ce lo paghino. Il danese
è rimasto. E ha fatto clic. Da quel 14 febbraio, di fatto, non è più uscito. L'Inter ha preso lui e lui si è preso l'Inter. Scusate il ritardo, si potrebbe dire, un anno dopo lo sbarco in nerazzurro con tanto di foto alla Scala. Tanto per dare un riferimento: da quel 14 febbraio è rimasto in panchina solo tre volte, in campionato. Ma in tutte e tre le occasioni sono arrivate vittorie dopo il suo ingresso in campo. Meglio ancora: grazie al suo ingresso in campo".
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