Il caos Icardi, il progetto de Boer e la squadra che deve ritrovare la strada per ricominciare a vincere e le voci su un ritorno di Moratti. Di questo e non solo FCINTER1908.IT ha parlato in esclusiva con l’ex difensore nerazzurro, Riccardo Ferri. Ecco cosa ci ha detto:
primo piano
ESCLUSIVA Ferri: “Serve club manager diverso da Oriali o Stankovic. Icardi? Tocca a lui. De Boer…”
Abbiamo contattato l’ex difensore interista per chiedergli un parere su quanto successo a Icardi e in generale sul momento dei nerazzurri
Salve Riccardo e grazie per aver risposto.
-Andiamo dritti al punto: che idea si è fatto del caos scoppiato tra Icardi e la Curva Nord…
Se ne è parlato in maniera anche smisurata di questo episodio. E’ chiaramente una presa di posizione quella di Icardi nel libro e andava gestita meglio. Si sapeva che andando a provocare in un certo senso la Curva con quelle parole ci sarebbe stata una reazione e che sarebbe scoppiato qualcosa che poi di fatto ha portato un malessere nell’ambiente e ha portato anche problemi alla società e al lavoro che sta facendo il tecnico. Tutta la situazione andava, indubbiamente, gestita meglio: è un caso che sicuramente insegnerà a tutti che purtroppo, anche con i social che ci sono ora, tutti sono in grado di arrivare al pubblico in un nano secondo e la società si deve tutelare in questi casi. Perché in questa occasione si è creato un danno enorme anche rispetto agli obiettivi che ci si sta prefiggendo e la situazione era già precaria di suo.
-Crede che l’Inter abbia fatto bene a lasciargli la fascia?
Difficile prendere una posizione e delegittimare un capitano. Mio personale pensiero difficile che il rapporto tra Icardi e la Curva possa risanarsi. Credo che la società abbia comunque preso una posizione ben chiara multando il giocatore. Adesso spetta a lui cercare di conquistare il tempo che ha perso e la stima dei tifosi. Qualsiasi società - come è successo all’Inter - sarebbe in difficoltà di fronte ad una situazione del genere. E’ stato giusto prendere una posizione precisa e coesa e non si poteva far altro. Togliere la fascia cosa comportava? A questo punto nulla.
-A proposito di società, si parla di un ritorno di Moratti. Ritiene possa essere possibile?
Tutto è possibile a questo punto. Certe situazioni e certi riferimenti vanno chiariti. La società deve avere una sua identità, fatta da una proprietà e da risorse umane che sono punti di riferimento saldi per quanto riguarda squadra, tifosi, comunicazione e tanti altri aspetti che vanno specificati. Le due figure che ci mettono la faccia ora sono Zanetti e Ausilio. Servirebbe qualcun altro che gestisse la parte di rapporto tra squadra e società, non un team manager, ma un club manager con più poteri.
-Una figura tipo Stankovic?
Ho tanta stima sia per lui che è un grande e sia per Mancini. Dejan era un po’ condizionato dal fatto che non sapeva quale posizione potesse avere nello spogliatoio. Serve una figura carismatica, un ex giocatore magari, che entri nello spogliatoio e faccia valere la figura della società, una figura che non sposi l’allenatore piuttosto che il giocatore, ma che faccia l’interesse della società a 360 gradi.
-Magari uno tipo Oriali, per intenderci?
Anche lui bravissimo. Ma aveva sposato un po’ la parte dell’allenatore, prima Mancini, poi Mourinho. Serve un club manager che aiuti il tecnico nei momenti di difficoltà certo, ma che faccia esclusivamente l’interesse della società, tifosi compresi. Che si occupi anche dei dettagli, anche del rapporto che i giocatori hanno con i sostenitori nerazzurri, e che abbia modo di parlare con la squadra. Un club manager presente in ogni momento, che abbia la capacità di capire che aria tira nello spogliatoio e che riesca a capire anche cose che magari l’allenatore e il suo staff tecnico – impegnati a preparare la squadra per le partite - non riescono a percepire, uno che sia in grado di gestire i giocatori che magari sono un po’ giù e non sono quelli nei momenti favorevoli, lavorare con loro, sia durante gli allenamenti che dopo. Cose che si possono fare solo se ci si dedica completamente a questo. E ovviamente non è figura facile da individuare.
-Passiamo al campo: l’Inter è in difficoltà. Dopo la partita con la Juve ci si era illusi che le cose fossero migliorate, ma poi sono arrivate le sconfitte con la Roma e con il Cagliari in casa. Cosa sta sbagliando la squadra?
La rosa qualitativamente non ha nulla da invidiare alle inseguitrici della Juventus. Si sta facendo l’errore di una squadra che l’ha autostima sotto le scarpe. L’Inter sta subendo troppo e mi aspetto da de Boer un atteggiamento diverso dal punto di vista tattico: bisogna essere più coperti in alcune situazioni. Si è lavorato poco sulle marcature preventive e sulla fase difensiva pensando che offendendo e basta si potessero portare a casa dei risultati. In realtà subire meno aiuta anche a fare punti che fanno la differenza quando la squadra non si esprime al meglio. Bisogna essere più cinici quando capita. Non per riferirsi sempre alla Juve, ma anche quando la formazione bianconera non decolla, o ha il singolo che risolve la partita o evita comunque di scoprirsi e di sbilanciarsi e riesce a portare a casa il risultato. Riuscire a non concedere molto agli avversari vuol dire anche soffrire e proteggere di più l’area di Handanovic. Magari il risultato è meno bello da vedere, ma è utile a fare punti.
-Questione di mentalità?
E’ un momento così e va cambiato atteggiamento, si fa più fatica a difendere, ma non si deve fare arrivare l’avversario così spesso davanti a Handanovic. Tutti quando perdono palla a centrocampo devono essere in grado di recuperare. Tutti devono saper stare dietro la linea di palla quando bisogna difendere, serve proteggere di più anche gli uomini della difesa, Miranda, Murillo. Poi è chiaro che per i giocatori d’attacco come Perisic, Candreva e lo stesso Icardi è un lavoro un tantino difficile, ma si deve pensare al risultato e agli obiettivi che si stanno allontanando purtroppo.
-Dei nuovi arrivati chi l’ha impressionata in maniera positiva?
Perisic e Candreva stanno crescendo molto. Hanno avuto al’inizio scorie dall’Europeo, ma adesso stanno recuperando. Joao Mario mi ha colpito tanto, sia lui che Banega stanno facendo bene, i risultati non vengono però e tutto viene offuscato.
-Gabigol che cosa può dare a questa squadra?
Siamo in attesa di scoprire questo giocatore che abbiamo visto nel suo Paese e speriamo che possa fare bene anche qua. Ovviamente quello italiano è un campionato diverso rispetto a quello dove ha giocato finora. Le sue doti sono evidenti, ma come si sa a volte non basta, servono tante cose, è un ragazzo giovane e va gestito. Anche in questo caso, l’apporto di un club manager potrebbe aiutarlo nell’inserimento.
-Crede che la situazione in EL sia ancora recuperabile?
Quello che si è palesato in Europa League è scoglio che non ci si aspettava, un’ ulteriore difficoltà ma è uno scoglio che - preso con le giuste responsabilità - si può superare. Al momento è un cammino accidentato ma c’è la possibilità di recuperare. Dipende molto dall’atteggiamento della squadra e dalla capacità dell’allenatore di ribaltare le sue convinzioni tattiche e adattarsi al momento. I grandi allenatori lo sanno fare: si trasformano, trasformano il loro modo di giocare in situazioni di emergenza.
-Si parla di de Boer già a rischio. Crede che il suo progetto sia già da mettere in discussione?
Credo che ogni allenatore che deve raggiungere degli obiettivi, in questo caso campionato e coppa, possa essere messo in discussione. Credo lo sia anche lui. Mi auguro che dopo il percorso che ha fatto in questi primi mesi di Inter, abbia capito che serve un cambiamento. Ce lo auguriamo tutti già da giovedì. Ci sarò anche io al Meazza e manco lì da un po’, spero di portare un po’ di fortuna. Mi auguro di vedere un’Inter con un atteggiamento tattico diverso, una squadra con undici leoni in campo, che non guardino al proprio curriculum e che si mettono a disposizione del gruppo. Se fossi in de Boer metterei in campo l’undici migliore e non penserei alla partita dopo. Cercherei di dare le giuste motivazioni alla squadra e di darle la mentalità per credere nei propri mezzi. Perché se arrivano i risultati e si muove un po’ la classifica le cose vanno meglio. La squadra si deve sentire coperta, protetta e l’allenatore si dive mettere in discussione davanti alla squadra. Credo che de Boer sia stato un grande giocatore che aveva grande personalità e la deve tirar fuori, deve mettersi in discussione prendendosi le sue responsabilità che vadano al di là di tutto perché in momenti così servono gambe, grinta e cuore. E’ l’unico modo che si ha per ribaltare certe situazioni. Gli servono giocatori che credono in quello che dice e non si cominci a fare a scarica barile: la squadra non si deve nascondere dietro le fragilità di un allenatore, ma deve solo lavoro rare per raggiungere i propri obiettivi.
Grazie a Riccardo Ferri per la gentilezza e la disponibilità.
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(Fonte: FCINTER1908.IT)
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