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Esposito: “Lautaro cattiveria, Thuram velocità. Dzeko il preferito. All’Inter adesso non penso”

Marco Macca Redattore 

Il giovane attaccante di proprietà dell'Inter, oggi in prestito in Serie B allo Spezia, ha raccontato più di sé

Bella intervista, quella concessa da Francesco Pio Esposito a Sportweek, inserto de La Gazzetta dello Sport. Il giovane attaccante di proprietà dell'Inter, oggi in prestito in Serie B allo Spezia, ha raccontato più di sé, tra presente e futuro. Ecco le sue parole:

Qualcuno scrive Lewandowski e legge il tuo nome.

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«Ho saputo. Penso sia un paragone fantascientifico».

Una parola per definire il centravanti del Barcellona.

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«Classe».

Lautaro?

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«Pure due: forza e cattiveria».

Thuram?

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«Velocità».

Scamacca?

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«Potenza. Ma quello che mi piace di più è Dzeko, per la sua capacità di legare il gioco. Fa un lavoro clamoroso, credo che nessuno come lui sia importante per la squadra».

E tu come ti definiresti, dentro e fuori dal campo?

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«In campo sono un “9” a cui piace venire incontro e giocare coi compagni, per fare sponde e aprire loro gli spazi. Sono molto forte di testa e bravo nel proteggere palla, devo migliorare nella forza nelle gambe, nella

rapidità e nell’attacco alla profondità. Fuori, sono un tipo estroverso».

Salvatore è forte perché…

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«Perché ha personalità, carisma e perché in B “vede” il gioco come nessuno».

Sebastiano, che sta alla Samp, è forte perché…

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«Perché ha colpi da fuoriclasse e a 17 anni giocava in Champions con l’Inter».

Tu sei forte perché…

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«Perché sono calcisticamente intelligente».

E all’Inter come arrivate?

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«Successe dopo tre anni al Brescia, e so che non era la sola opportunità. Forse è statala prima società a parlare con papà, e lui ha voluto mantenere la parola data. Avevo 9 anni, e tutti i giorni facevo col pullmino avanti e indietro da Brescia. Ci mettevo un’ora e mezza ad arrivare al campo. Uscivo da scuola all’una e mezza, alle tre prendevo il pullman, alle cinque c’era allenamento, alle sette ripartivo, alle otto e mezza ero a casa e dovevo fare i compiti. Il giorno dopo uguale e il giorno dopo ancora. È stata dura. Mi ha tenuto su la passione, la voglia di arrivare al campo pensando che se mi fossi allenato a tutta il mister mi avrebbe convocato per la partita».


Ti vedono già nella Nazionale di Spalletti: il pensiero ti fa sudare freddo?

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«È il primo anno che gioco con i grandi e devo ancora dimostrare tutto. Conosco le mie qualità, ma non me la sento di farmi aspettative più grandi di me».

E ci pensi, all’Inter?

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«Guardare troppo lontano non è produttivo: se non ti concentri sul breve, come puoi arrivare agli obiettivi a lungo termine?».

I nerazzurri sono la squadra del cuore?

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«Ho sempre tifato per la Juve Stabia. Avevo lo stadio davanti casa. Impianto piccolo, curva bollente: una bella bolgia».

(Fonte: Sportweek)


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