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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il giovane attaccante dell'Inter Sebastiano Esposito ha parlato del suo futuro in nerazzurro, ma anche della sua esperienza con l'Italia Under 21.
Niente vacanze quest’anno.
«In realtà ne ho fatte più dell’anno scorso. Un’estate fa quattro giorni, perché dopo le fasi finali con le giovanili dell’Inter sono andato in ritiro con Conte. Stavolta tra la finale di Europa League e la Nazionale, una settimana in un villaggio in Sardegna, dove sapevo che mi avrebbero fatto il tampone all’arrivo e alla partenza: sono molto responsabile. Poche vacanze, ma meglio, così non perdo la condizione».
A luglio almeno ha festeggiato i 18 anni?
«Fino a mezzanotte, poi il giorno dopo avevo allenamento. Ho festeggiato con la mia famiglia, è la cosa più importante per me: li ringrazio sempre, loro sono la mia forza. A Lignano ero contento del mio esordio ma ero più contento che giocava mio fratello. Sono orgoglioso di noi».
Si è divertito, in quei primi 45’ con l’Under 21?
«La maglia azzurra è sempre un orgoglio, che richiede onori e oneri. Cerco sempre di divertirmi, e devo dire che quando abbiamo la palla ci divertiamo. Ma dopo la partita ero arrabbiato, deluso. A ogni esordio in azzurro avevo fatto gol...».
Ma era un’amichevole.
«In Nazionale non ci sono amichevoli».
In azzurro con lei c’era suo fratello Salvatore. Lui è tornato a casa, lei va in Svezia per le qualificazioni all’Europeo.
«È stata un’occasione per vederci: viviamo in due città diverse e capita di rado. Poi fa parte del calcio. Io resto, lui no. Ma non è una bocciatura per lui».
È stata la prima volta di due fratelli in Under 21.
«E aspettiamo il terzo, Francesco Pio, classe 2005».
A dicembre ha segnato il primo gol in Serie A. Su rigore “regalato” da Lukaku. Che cosa ricorda?
«Che non avevo paura! E fatico a crederci se ci ripenso. Se dovessi rifarlo adesso, avrei più timore. Una volta sul dischetto, mi sono detto solo che potevo fare tutto tranne che sbagliarlo...».
Lukaku le disse qualcosa?
«Di calciare sicuro e forte. Ma mi aveva già aiutato prima. “Stai tranquillo, gioca come sai”. Poi tra primo e secondo tempo ero un po’ in ansia e lui ancora “appoggiati su di me e andiamo alla conclusione, l’importante non è il gol ma portare a casa la partita”».
Bella scuola, i campioni dell’Inter.
«Ho imparato tanto: da Romelu, Lautaro, Eriksen, Sanchez. Non solo i gesti tecnici ma i valori umani. Il mio esempio è stato però soprattutto D’Ambrosio: non gioca nel mio ruolo, è vero, ma mi ha insegnato il rispetto per gli altri, per gli orari, per il gruppo. Sono cose fondamentali».
Resterà all’Inter?
«Non lo so, decideremo insieme con il club e con il mio agente quel che è meglio. Io posso dire che amo l’Inter, fin da piccolo. Mi ha aiutato nei momenti di difficoltà, è stata una seconda famiglia e il direttore del settore giovanile Roberto Samaden è stato per me un secondo padre. Se dovrò andare in prestito, dovrò dare il massimo per poi tornare all’Inter. Quello è il mio obiettivo: giocare nell’Inter il più a lungo possibile».
Intanto va in Svezia: domani a Kalmar si gioca per le qualificazioni europee.
«Una partita difficile, perché da loro il campionato è iniziato da tanto e noi non abbiamo nemmeno cominciato. Ma noi siamo l’Italia, la nostra squadra è piena di valori e di qualità. Mi aspetto una gara tosta».
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