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Euro 2012. Domani Irlanda – Italia. Prandelli imita il Trap:” contano solo i tre punti”

L’Italia di Cesare Prandelli è già alle partite decisive. E per il viaggio a Belfast il commissario tecnico dal volto umano, tutto gioco, giovani e progetti, si traveste da Trapattoni: da parte i timori per l’ultimo attentato, le...

Alessandro De Felice

L'Italia di Cesare Prandelli è già alle partite decisive. E per il viaggio a Belfast il commissario tecnico dal volto umano, tutto gioco, giovani e progetti, si traveste da Trapattoni: da parte i timori per l'ultimo attentato, le preoccupazioni sono molto più concrete. «Resto sempre convinto che le vittorie arrivino attraverso il gioco, ma stavolta i tre punti sono l'obiettivo primario: tornare dall'Irlanda con una sconfitta per 2-1 e sentirsi dire che abbiamo fatto una bella partita, quello sì sarebbe un problema», dice alla vigilia del primo dei due impegni di ottobre per Euro 2012. La qualificazione all'Europeo passa per i risultati contro Irlanda del Nord e poi Serbia, martedì a Genova. Chiellini parla di «battaglia sportiva» nella capitale dell'Ulster, patria di George Best e del terrorismo indipendentista. Fuor di metafora - che non è neanche il caso visto le bombe vere fatte esplodere nelle ultime ore - l'Italia dovrà fare i conti con la veemenza e l'entusiasmo celtico di un nazionale dallo scarso tasso tecnico, ma dall'impressionante ruolino di marcia interno. Cinque vittorie su cinque nelle qualificazioni a Euro 2008, tra loro anche la Spagna poi campione. In risposta, a 100 giorni dal suo insediamento sulla panchina del nuovo corso, Prandelli inverte l'ordine delle sue priorità mettendo in testa il risultato e sfodera trasparenza: «Giocano Viviano, Cassani, Bonucci...», esordisce snocciolando uno per uno gli 11 titolari di domani, in un inedito 'outing' tattico di indubbio fascino per gli appassionati del genere. Soprattutto, fa uso di pragmatismo, il ct. Si è adattato a un campionato povero di proposte e all'assenza di Balotelli, per completare il 4-3-3 ideale; si adegua anche all'obbligo di non guardar troppo per il sottile. «Trapattoni? Per ogni allenatore il risultato è prioritario - dice del vecchio maestro degli anni Juve, ora sulla panchina dell'altra Irlanda - Non è solo questione di determinazione e grinta, ma di equilibrio in campo: però siamo alle partite decisive, e la vittoria viene prima. Non mi interessa sapere se oggi le altre squadre vogliono evitarci, perchè finchè non torneremo a far risultati non ci sarà paura dell'Italia». Stavolta insomma non basta puntare solo su Cassano, che pure resta centrale nella nazionale di Prandelli. «Mi aspetto molto da tutti, non solo da Antonio: lui in qualsiasi momento può inventare un colpo, ma serve qualcosa di più, dobbiamo essere più squadra». Più minuti, più intensità, più intelligenza nel leggere la partita. Più Italia, insomma. «Abbiamo studiato gli avversari: hanno corsa ed entusiasmo del pubblico, vanno sempre oltre i propri limiti - sottolinea Prandelli - Nei 90', ci sono sempre tante partite insieme: dobbiamo essere bravi a non farci prendere solo dall'agonismo e dalla veemenza, con la tattica e la qualità possiamo essere superiori». Per questo ha rinviato ad altra occasione, magari Genova contro Stankovic e Krasic, il doppio centravanti. Stavolta tocca a Borriello («è l'uomo giusto per l'occasione») nel 4-3-3, e se non c'è la punta esterna per completare il tridente ecco confermata la fiducia a Pepe, nonostante le ultime delusioni azzurre: «Ma la mia valutazione è globale, non individuale, e vista così ne apprezzo la gran generosità». Pragmatismo anche questo, visto che l'esterno Juve consentirà alla formula azzurra di trasformarsi in un 4-4-2 più coperto, con Cassano seconda punta, «se i terzini dell'Irlanda spingeranno troppo e la loro difesa non sarà bloccata sui nostri tre 'avantì». Espedienti tattici ne ha studiati a volontà, Prandelli; come quello di invertire il triangolo di centrocampo in caso di difficoltà, ruotando De Rossi e Mauri (l'altra novità per Belfast) da destra a sinistra, intorno al capitano Pirlo. «Sì, facciamo questi discorsi, poi però c'è la partita da saper interpretare», chiosa Prandelli. E in fondo sembra esattamente un «non dire gatto se non ce l'hai nel sacco».