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FCIN1908 – ‘G. Facchetti, il rumore non fa gol’. Gli autori: “Ora ci vorrebbe Giacinto”

Paolo Maggioni e Davide Barzi ci hanno raccontato i motivi che li hanno spinti a scrivere dell'ex amatissimo capitano e presidente nerazzurro

Eva A. Provenzano

Ha ispirato uno (e non solo uno) dei romanzi più belli del genere calcio e letteratura: in Azzurro Tenebra di Giovanni Arpino Giacinto Facchetti era Giacinto Magno e gli interisti sanno benissimo perché la parola "grande" rende perfettamente l'idea. E' stato un capitano, un giocatore, un dirigente, un presidente, un uomo dall'anima indimenticabile, un esempio che non si può cancellare, un punto di riferimento in mezzo alle novità tempestose di un calcio che era romantico e adesso è più questione di business e marketing. Giacinto Facchetti è ancora oggi tutto questo per il popolo nerazzurro.

Paolo Maggioni, Davide Barzi e Davide Castelluccio, a 10 anni dalla sua morte, hanno scritto "Giacinto Facchetti, il rumore non fa gol" ed è il racconto della vita del capitano dell'Inter che ha vinto la Coppa Campioni, atleta essenziale della Nazionale nel 4-3 di Italia-Germania, uomo di calcio mai sopra le righe, forte nel silenzio di chi sa che l'onestà rende liberi, dirigente straordinario della società nerazzurra di proprietà della famiglia Moratti. E il racconto scorre e si mescola con i fumetti: ci sono anche degli stralci dal suo diario, un diario personale nel quale ha riportato i suoi ricordi e che la famiglia Facchetti ha messo a disposizione. Abbiamo intervistato gli autori del libro per regalare ai tifosi nerazzurri l'ennesimo dipinto di Giacinto, indimenticabile eroe nerAzzurro di un calcio che forse non esiste più ma che vive nella ostinata resistenza degli appassionati, di chi guarda ad una partita senza scordarsi del "verde del prato e l'azzurro del cielo".

-Sono stati giorni complicati per l’Inter: un’altra rivoluzione societaria, l’allenatore che cambia, le voci sull’addio di un giocatore come Icardi. Quanto manca alla squadra e alla società uno come Giacinto in questo momento?

Davide Barzi:Neri come la notte e azzurri come il cielo”: termini troppo grandi e importanti per riuscire a rimanere ingabbiati in un frettoloso tweet. Purtroppo in questo momento prevale leggermente il nero, almeno a livello umorale. L’unica fonte di luminosità sono i calzettoni gialli della nuova divisa. Un po’ pochino. Nel libro c’è un parallelo tra Facchetti e il grattacielo Pirelli. Un altro monumento maestoso anche se poco milanese che ricorda Giacinto è un faro. Pochi giorni fa abbiamo visto un CEO britannico, qui da un paio d’anni, presentare un nuovo allenatore olandese frettolosamente assoldato in una notte d’estate. Magari entrambi bravissimi, ma un senso di spaesamento è innegabile di fronte ad un livello di interismo percepito vicino allo zero. Poi l’amore del tifoso interista è cieco e sa perdonare quasi tutto (salvo il tradimento, sia chiaro), ma ci fosse stato un Facchetti, con il suo sorriso generoso, con il suo abbraccio forte, con la sua carismatica serenità, in mezzo a quei due, l’azzurro prevarrebbe sul nero.

- Avete scritto un libro su di lui. Perché? E come mai avete scelto un fumetto per raccontare?

Paolo Maggioni: "Giacinto Facchetti è una "figurina" unica, e bellissima, nel panorama calcistico e civile d'Italia. Ha attraversato  mezzo secolo di vicende italiane con uno stile e un garbo senza paragoni, che non può essere sporcato da nessun attacco, per di più postumo. Il fumetto è un mezzo che consente di rendere al meglio questi sentimenti, alternando immagini reali, ricordi, visioni oniriche e fiction pura. Le interviste completano un ragionamento molto ampio su Giacinto, insieme a stralci originali dei suoi diari".

- Ci raccontate qualcosa di più sul libro e ci dite perché un tifoso interista dovrebbe non perderselo? 

PM: "E' un libro doppio, disegnato e scritto. Dentro c'è una idea di calcio buona, pulita e giusta di cui Giacinto è stato un grande esempio. È una di quelle figure per cui è giusto non vergognarsi di provare nostalgia".

DB: "Ci abbiamo messo una tale carica emotiva che ci siamo commossi noi stessi mentre lo realizzavamo. Quindi, siccome continuano a scriverci “L’ho letto, mi avete fatto piangere”, ci teniamo a dirlo: non c’è mai stata, nemmeno per una vignetta, una ricerca calcolata della lacrima facile. Semplicemente, abbiamo raccontato con tutto la passione che Facchetti e questi colori meritano. E le lacrime che c’è il rischio di versare sulle belle tavole del prode disegnatore Davide Castelluccio saranno semplice empatia. Detto questo, vi sembrerà strano, ma i primi commenti entusiasti dopo la lettura del libro ci sono arrivati da tifosi della Juventus e della Roma. Quindi sì, è un libro che fa sentire parte di una comunità, ma non è una storia che esclude, anzi, è una storia di sport così bella e pulita da abbattere ogni steccato di mera appartenenza".

- Quando si parla di Giacinto ancora si riesce ad appassionare: pure le nuove generazioni, pur non averlo visto giocare, ascoltano sempre con entusiasmo la sua storia. Secondo voi i suoi valori possono ancora trovare riscontro nella società in cui viviamo?

PM: "Chi ha rappresentato al meglio l'Italia, e l'Inter, non passa certo di moda. Giacinto continua a generare grande affetto. Per questo scrivo che voleva essere un esempio, e non diventare un simbolo. I simboli dividono, mentre i buoni esempi continuano a parlare a tutti". 

- Giacinto è stato il capitano leggendario di una squadra altrettanto leggendaria. Come lui, dopo di lui, sono stati capitani uomini come Bergomi e poi Javier Zanetti. Oggi la fascia ce l’ha Icardi e le voci di mercato parlano di addio: sua moglie, che è anche l'agente, dice che per più soldi andrà via. L’Inter prima o poi troverà una bandiera come Giacinto e Javier sono stati o gli uomini così sono in via d'estinzione? 

DB: "L’interista, anche negli anni più bui, ha sempre vissuto con la speranza, anzi la cieca consapevolezza, che prima o poi il vento sarebbe girato. E allora perché non coltivare anche la romantica speranza che, parafrasando il celebre monologo di Radiofreccia, non ci saranno un giorno “capitani belli in maniera diversa”? Sì, è un pensiero fuori dal tempo, ma al di là del monumento che sono stati gli uomini che tu citi, così come Baresi, Picchi, Bini, Mazzola, ricordiamo che Javier Zanetti ha finito di giocare solo due anni fa. O, per guardare in casa d’altri, Jamie Vardy è rimasto al Leicester nonostante le sirene dell’Arsenal. Casi isolati, forse, situazioni dove l’attaccamento a un ambiente è ancora più forte di qualsiasi strappo suggerito da un procuratore, ma sono quei casi che fanno ancora amare il calcio come epica contemporanea e non come teatro dei burattini".

- Giovanni Storti nella sua prefazione al vostro libro ha scritto che è stato scritto con il "cuore". C’è ancora spazio per questa parola nel calcio? 

DB: "Ci ostiniamo a pensare e sperare di sì, anche se ci rendiamo conto che siamo in controtendenza rispetto a quel che si respira nel football contemporaneo. Nelle presentazioni del libro che facciamo in giro per l’Italia incontriamo persone che ci raccontano da altre angolazioni gli episodi che noi abbiamo narrati, condividono con noi l’importanza che il calcio ha rivestito nelle loro vite, ci raccontano con orgoglio di come hanno attaccato questa passione ai figli quando non ai nipoti. Non riusciamo a pensare che questo patrimonio si possa disperdere come lacrime nella pioggia".

- Credete che l’Inter conserverà la sua natura romantica, familiare, il suo senso di appartenenza anche adesso che si parla solo di business, brand, marketing? 

PM: "Difficile fare previsioni. Ma in fondo al nuovo management basterebbe pensare il futuro ispirandosi al nostro nome, che tiene insieme Milano e il mondo. Una idea modernissima, concepita 108 anni fa, che non può che essere rinverdita. Quello di cui sono certo è che il più grande patrimonio dell'Inter, oggi, sono i suoi tifosi. Un enorme  "capitale umano", così unico e fortemente identitario, che va rispettato e che non può essere disperso".

- Curiosità: nel libro Paolo scrive di essere abbonato al settore 227, fila 4, posto 3 da anni e anni e che gli piacerebbe conoscere il proprietario di quel posto nei giorni in cui c’è il Milan in casa al Meazza: come va la ricerca?

PM: "Rilancio l'idea al consorzio che gestisce lo stadio: un grande raduno degli abbonati storici, per conoscersi e parlare della  passione per il proprio seggiolino allo stadio. Forse un evento po' nerd, ma molto divertente...". 

(Fonte: FCINTER1908.IT, @EvaAProvenzano)

SI RINGRAZIA PAOLO MAGGIONI E DAVIDE BARZI PER LA DISPONIBILITA' E PER LA GENTILEZZA

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