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«Sono arrivato all'Inter che avevo 12 anni e me ne andato a 31 ma solo fisicamente. Il derby è una di quelle partite che vai a vedere subito quando si gioca appena esce il calendario a inizio anno».Riccardo Ferriha parlato così della partita con il Milan e delle sue aspettative: «È una gara che vivi molto in una settimana, anche in famiglia si sentono le tensioni, è qualcosa di veramente molto particolare». «I tifosi ci identificavano in un gruppo, il Milan degli olandesi e l'Inter dei tedeschi era allora. La stracittadina era contornata da giocatori che facevano parte delle squadre da bambini. Il Milan di Sacchi ma anche la nostra Inter sono state protagoniste e rappresentavano qualcosa di importante sul palcoscenico internazionale e nazionale. Sono due squadre importanti che si affrontano, che rappresentano Milano e che in questo momento sono protagoniste del campionato dopo la supremazia della Juve».
-Barella, Donnarumma... Ci sono giocatori in queste due squadre che possono diventare importanti anche per la Nazionale italiana?
Hai fatto due nomi ai quali aggiungerei anche Bastoni che è una certezza. Mi auguro che succeda anche per Maldini. Mi auguro che questa generazione possa continuare sul mercato nazionale e non solo. Ci sono tanti altri calciatori che possono dare una mano. Ma questi citati sembrerebbe strano se non riuscissero a dare un contributo importante sia alla loro squadra di club che alla Nazionale.
-La gara tra Milan e Inter vale lo scudetto. Si aspettava di vedere un derby così?
Quando è arrivato all'Inter Marotta e poi Conte sono andato contro amici e conoscenti, gente che mi contatta sui social e che vedevano in queste due persone solo l'immagine della juventinità. Ma sono due grandi professionisti e due persone che sanno il fatto loro. Sanno gestire determinate situazioni e lo stanno dimostrando ancora una volta. Quindi ero sicuro che qualcosa di positivo sarebbe venuto. Non pensavo così in fretta. Ma chiaramente con l'ausilio dei capitali della proprietà, ma anche con la conoscenza, la caparbietà di questi due elementi è cresciuto tutto l'ambiente.
-Dal Milan si aspettava questo exploit?
No. Ma neanche gli addetti ai lavori se lo aspettavano. Ma questo dimostra quanto è importante avere le persone giuste al posto giusto, come Maldini che pur essendo un giovane dirigente ha dimostrato che con lavoro e perseveranze, parole e non fatti, è riuscito a costruire un puzzle e la squadra sta dimostrando di essere competitiva. Si parla solo di Ibrahimovic e Donnarumma ma attorno a questi giocatori ci sono giovani che hanno gamba, forza fisica e forza di emergere. Credo sia stata una sorpresa per tutti. Anche scegliere Pioli, quando era in bilico, è stata la scelta giusta. Sta facendo un lavoro straordinario.
-Quanto può pesare per l'Inter arrivare al derby da prima in classifica?
È un vantaggio. Ma in questa partita non si possono fare calcoli. Come succede negli incontri di boxe te le devi dare di santa ragione. Quello che rimane in piedi alla fine ha vinto. Non si fanno calcoli sui risultati o strategie. Devi preparare bene la partita, giocare cercando di soffocare il fulcro del gioco avversario. Allo stesso tempo giocarlo davanti al Milan è un piccolo vantaggio da prendere ma non si deve perdere la cattiveria e la voglia di portare a casa un risultato utile. Se possibile un risultato pieno. Sarebbe un colpo da mille punti sarebbe un po' soffocare le ambizioni del Milan e far presente che l'Inter sta giocando meglio e sta ottimizzando meglio quello che ha davanti. Sarebbe un bell'allungo anche se credo che il Milan se la giocherà fino alla fine.
-Chi è più decisivo tra Lukaku e Ibrahimovic?
Punto sulla squadra. Il singolo è importante. Ma preferirei che non fossero loro i protagonisti a livello realizzativo ma qualcun altro. Mi auguro che non sia un derby nervoso o con ruggini da togliere. che sia un derby giocato e tra due squadre che si confrontano per il primo posto che mancava un po' a Milano. Lukaku è uno di quei giocatori che tutti vorrebbero come compagno di squadra perché non esprime solo le sue doti individuali, ma è anche attento, altruista non solo nelle giocate ma anche nella parole. Ibrahimovic è uno straordinario fuoriclasse, fa cose che pochi nel calcio riescono a fare. È un giocatore entusiasmante, non fa mai giocate scontate, muove sempre qualcosa di importante. Magari è in un momento un po' opaco rispetto a quanto fatto in precedenza. È uno che vuole essere protagonisti. Bisogna fare attenzione a togliergli rifornimenti e se necessario anche raddoppiare.
-Eriksen fattore del finale di stagione?
Un giocatore in più e sta facendo quello che tutti si aspettavano. Ha margini di miglioramento e la condizione migliora. Non è mai stato un problema. Non sempre in una società tutti si incastrano immediatamente a livello tattico, ambientale, anche a livello fisico. Ha avuto difficoltà ma non ha polemizzato e si è messo a disposizione per avere una chance. È arrivata magari tardi. Ma c'è ancora mezzo campionato da giocare e avere nel centrocampo un giocatore di qualità del suo spessore è un plus per Conte e per tutta l'Inter.
-Impatto di Hakimi?
Immaginavamo gli servisse più tempo e non mi aspettavo potesse essere decisivo in poco tempo. Migliorato anche nella fase difensiva, non solo a livello fisico ma a livello tattico. Non mi aspettavo fosse così importante in determinate partite. Se le cose andranno in un certo senso lui, Barella e Bastoni potranno scrivere pagine importanti per l'Inter.
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