L'ultima vittoria dell'Inter al San Paolo è targata Fabio Galante, che realizzò il temporaneo 0-1 di testa. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex difensore nerazzurro ha ricordato quella rete, per lui indimenticabile: "Sì che lo ricordo quel gol: fece quasi tutto Simeone. Colpo di testa, miracolo di Taglialatela, ancora Diego di testa per me: dovevo solo spingerla dentro".
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Galante: “Spalletti un maestro, la squadra lo segue. Napoli-Inter si risolve con…”
Così l'ex difensore nerazzurro alla Gazzetta dello Sport
Fabio Galante, ha festeggiato il ventennale? Era il 18 ottobre 1997, da quel giorno l’Inter non ha più vinto a Napoli.
«E riuscirci stavolta sarà durissima: dunque, la classica partita che piace a Luciano».
Il suo amico Luciano Spalletti.
«Amico, allenatore, albergatore, istruttore di scuola guida, consulente...».
Piano, piano, piano...Spalletti non l’ha mai allenata.
«Però quando giocavamo insieme nell’Empoli era un allenatore in campo, come per me furono poi Signorini e Bergomi. Avevo 18 anni, mi fece capire che potevo diventare davvero un calciatore. Pignolo, maniacale, un bel rompic..., da quando si arrivava al campo a quando ce ne andavamo».
Due frasi che non dimentica.
«”Puoi fare tutto, ma allenati più di tutti”. “Non mollare mai, soprattutto se non giochi”».
Albergatore in che senso?
«Quando non tornavo a Monsummano dormivo a casa sua a Sovigliana, io e lui nel lettone matrimoniale. E Ilva, la sua mamma, ci preparava la colazione. E le lasagne: una volta ce le fece di sabato, la domenica vincemmo, e da allora “Chi se ne frega se il sabato le lasagne non si dovrebbero mangiare”».
Istruttore di scuola guida?
«Si finiva l’allenamento e salivamo sulla sua vecchia Mercedes: “Andiamo, sennò quando la prendi ‘sta patente?”».
E consulente?
«Sto facendo il corso allenatori Uefa B e Uefa A a Coverciano e quando sono andato a trovarlo alla Pinetina ci siamo fatti un sacco di domande. Non ho mai potuto essere allenato da lui, chissà che un giorno non possa lavorare con lui».
Cosa le ha raccontato di questa sua Inter?
«Che è un gruppo che lo segue al 100 per cento: quando è così, tira fuori il meglio da tutti quelli che allena».
Una similitudine fra questa Inter e la sua che vinse a Napoli vent'anni fa?
«Anche in questa mi pare che ognuno giochi per l’altro: vedo gente che si aiuta, tutti vanno dalla stessa parte».
Conoscendolo: cosa dirà Spalletti alla squadra prima di Napoli-Inter?
«Non abbiamo fatto ancora nulla, dopo questa partita potremmo dire di aver fatto qualcosa: giochiamocela».
Ma oggi è possibile giocarsela, con questo Napoli?
«Hanno giocate ormai anche leggibili, il problema è a che velocità le fanno: prepararsi è relativo, pur con tutta la bravura di Martusciello nel curare la fase difensiva. C’è solo una strada: alta intensità e concentrazione per 95’, provare a non farli ragionare».
Da ex difensore: oggi è più dura affrontare Mertens o Icardi?
«Io avrei avuto più problemi con Mertens, che forse è più imprevedibile. Ma Icardi è più importante per l’Inter di quanto Mertens sia per il Napoli».
Dove si decide Napoli-Inter?
«Come, più che altro: credo con un episodio, una giocata individuale. Perché Sarri e Spalletti a livello tattico la prepareranno alla perfezione, non sbaglieranno una mossa».
Sarri e Spalletti. Ma anche Allegri, Baroni, Semplici: senza scomodare Lippi, perché questa «invasione» di allenatori toscani in Serie A?
«Perché siamo competitivi: vogliamo sempre essere i migliori, in tutto. E siamo un po’ folli, ma anche schietti e concreti: tutto cose che servono per essere un buon allenatore».
E Spalletti le ha tutte?
«Più una: la generosità».
E un difetto?
«E’ permaloso. Ma questo lo sapete già».
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