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Juventus-Inter (non) è finita in un vortice di polemiche, che non hanno accennato a placarsi nei giorni immediatamente successivi al fischio finale dell'arbitro. Arbitro (Rizzoli) che è stato protagonista indiscusso delle dichiarazioni che si sono levate da giornalisti e addetti ai lavori. Mentre immagini sempre più accurate evidenziavano una direzione di gara ad un senso, con decisioni spesso incomprensibili, in tanti si scomodavano per interpretarle nei modi più fantasiosi possibili. Tanto che poi, alla fine, del regolamento rimaneva ben poco. Compatto il fronte juventino (nelle persone di Elkann e Marotta) rispondeva che l'Inter non sa semplicemente perdere. O come sottolineava Tuttosport in un suo fondo: "Chi perde rosica". Può essere. Ma allora come mai la cultura della sconfitta è così lontana dai valori del nostro calcio, ma soprattutto dalle pagine dei quotidiani sportivi (o almeno di alcuni)? Come mai se sono tutti pronti ad additare l'Inter come perdente rosicona, non c'è traccia di questa cultura in altre occasioni quando gli episodi colpiscono altre squadre, per esempio la Juventus? Tuttosport di qualche giorno fa titolava "I vostri insulti, la nostra forza". Ebbene, abbiamo sfogliato le prime pagine del quotidiano torinese (il giornale più vicino alla Juventus se nominiamo la carta stampata) e siamo andati alla ricerca della famosissima "cultura della sconfitta". Non solo non c'è traccia del "saper perdere" tanto caro all'elité bianconera, ma addirittura le polemiche arbitrali vengono apparecchiate in anticipo con messaggi per nulla ermetici...
Pesante attacco a Rudi Garcia da parte: secondo il quotidiano di Torino la Roma sarebbe stata chiaramente aiutata a Udine, mentre la Juventus avrebbe subito dei torti nel pareggio interno contro l’Inter di Mancini. Ma in riferimento alle lamentele di Roma e Napoli in merito a certi arbitraggi sfavorevoli Tuttosport aveva aperto con un titolo leggermente diverso: “Piagnisteo anti-Juve”. Alcuni piangono, altri hanno ragione?
(7 gennaio 2015)
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