INTER - Leonardo li ha spiazzati, andando al PSG. Si sono trovati di colpo spiazzati. Non so perché a un certo punto hanno scelto me, sono stato accolto bene, anche dalla gente, potevo rappresentare una novità, venivo da buoni risultati, l'Inter sarebbe stato un punto importante di arrivo ma anche di partenza. Non so cosa si aspettassero, io avevo le mie caratteristiche e non volevo snaturarle perché mi avevano permesso di arrivare proprio lì. Loro forse volevano continuare a mantenere le loro abitudini, il loro modo di giocare. L'ambiente, i giocatori, forse anche la proprietà lo hanno preso come un momento di passaggio, poi magari non avevano possibilità di poter fare un grande mercato, rimandando al prossimo anno, gestendo quella stagione nel miglior modo senza cambiare niente. Io volevo far ripartire una macchina che secondo me aveva ancora dei valori. I giocatori secondo me potevano dare ancora qualcosa, loro si sentivano troppo appagati. Allenarsi in modo diverso, giocare un calcio diverso... non è andata. Per il contesto mediatico, intorno, che l'Inter giocasse a tre dietro era quasi un insulto, non era da squadra europea. Qualche problema della decadenza del calcio a Milano è collegato a questa mentalità secondo me, a questa presunzione che negli anni ha portato la squadra a giudicare nel modo diverso il calcio. Ancora sento questa questione della difesa a tre, a quattro, 'in Europa non si gioca in questo modo, ecc.'. Io, comunque, non rimpiango nulla, sono dispiaciuto sicuramente, ero stato accolto bene. È stata un'esperienza fondamentale comunque, quando arrivi in certi ambienti devi diventare forte, o sei credibile oppure se cerchi di conquistare con il tempo, con il gioco, non va. Lì non c'è tempo, devi partire forte con delle idee, con imposizioni anche, altrimenti diventa una gestione. Io non credo al calcio gestito ma al calcio allenato. Le cose che rimangono è quando c'è allenamento dietro, non gestione.
primo piano