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L'Atalanta non è più una sorpresa; dopo il grande campionato dello scorso anno culminato con la qualificazione in Europa League, la squadra di Gasperini si sta confermando anche in questa stagione, sia in Italia che in Europa. Intervistato da La Repubblica, Gasperini ha parlato del loro momento, ma anche della sua esperienza all'Inter:
Il club investe circa 6 milioni l’anno nel settore giovanile
«Il terreno è sempre stato fertile. La novità, l’anno scorso, è stata avere messo in pratica il desiderio di Percassi: allevare giovani in funzione della prima squadra. È un progetto unico in Italia. Ora bisogna avere la forza di proseguire»
Per evitare di vendere anche i futuri Conti, Gagliardini, Kessié, Caldara, Spinazzola, Bastoni?
«No: per non prendere da fuori giocatori normali, non servono. L’Atalanta si deve strutturare per avere sempre un ricambio, senza cambiare strada se un anno arriva decima o dodicesima. Non deve tornare nella normalità».
Il suo gioco è un’evoluzione continua, partita da Catuzzi, Galeone e l’Ajax: il modello di oggi?
«Sono un estimatore di Guardiola, ha trasformato il City. Mi affascina il calcio tedesco: abbina fisico, tattica italiana e tecnica spagnola. Ma in Italia ancora non hanno capito tutto di me. Dalle sfide col calcio inglese e francese siamo usciti bene, ora mi stimola quella col Borussia".
La prossima frontiera?
«Il portiere che imposta: all’estero se ne vedono più bravi coi piedi che a parare. A volte compensano».
Lei ha sfiorato la Juve: una grande panchina sarebbe una rivalsa sull’Inter?
«La Juve è stata una scuola di vita: in 20 anni di giovanili, da calciatore e da tecnico, ho imparato tanto. Nella vita ci sono i momenti, i “sarebbe stato” e i “sarebbe”. L’Inter è stata troppo corta, 3 partite nella mia carriera. Non cerco rivalse. In una carriera parlano i risultati».
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