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Dopo la sconfitta con l'Udinese, ne è arrivata un'altra con il Sassuolo per l'Inter. La squadra di Spalletti vive il suo primo momento di crisi, forte dei 40 punti finora conquistati, ma è innegabile che qualcosa nella macchina nerazzurra si sia inceppato.
ICARDI — La sconfitta di Reggio Emilia nasce dai piedi di Mauro Icardi. L'imprevedibile giornata storta del capitano, con tanto di rigore sbagliato, ha avuto un peso decisivo. Ha fallito non solo il tiro dal dischetto, ma anche un altro paio di occasioni di quelle con cui toglieva problemi ai nerazzurri, mesi e settimane fa.
POCHE OPZIONI — La giornata no del capitano, però, ha sottolineato la dipendenza, in fase offensiva, dal centravanti. La seconda opzione, Perisic, vive una fase di calo fisico, nonostante abbia piazzato due colpi di testa pericolosi. La terza opzione praticamente non esiste. "Noi facciamo gol con quei due, non abbiamo centrocampisti con caratteristiche di inserimento in area", ha detto Spalletti. Risultato: 1 rete segnata nelle ultime tre partite.
PREVEDIBILITÀ E FASCE — Il tutto porta, o è complicato, da una certa prevedibilità della manovra. L'ormai consueto predominio sulle fasce è stato studiato, digerito e anestetizzato dai tecnici avversari. Contro il Sassuolo sono arrivati 49 cross (record in A), ma solo 7 a buon fine. Si è sviluppato in fascia il 69 per cento del gioco, i filtranti sono stati 0. Urge alternativa.
ALTERNATIVE — Alternative che non si trovano in panchina, o in rosa. La novità di oggi è stata Cancelo: ha fatto più passaggi positivi di tutti (66), ma anche 12 sbagliati (peggio solo Gagliardini); quattro dribbling riusciti, 3 falliti; palle recuperate, il cross che ha portato al rigore ma anche il ritardo nella diagonale su Falcinelli in occasione del gol. Gli ingressi di Eder e Joao Mario non hanno risolto nulla, D'Amborsio ha patito spostato a sinistra (3 degli ultimi 5 gol dalle fasce). E la mini-crisi è iniziata psicologicamente col Pordenone, quando le seconde linee hanno fallito.
IN MEZZO — E poi ci sono le sofferenze di un centrocampo (privo dello squalificato Vecino) dove Brozovic non trova mai continuità e che patisce i cali di Borja Valero. Lo spagnolo parte sempre forte, sfruttando la sua classe, poi piano piano rallenta. E con lui si rallentano anche gioco e chiusure.
(La Gazzetta dello Sport)
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