Il Barcellona nel girone, il vulcano islandese e la sconfitta per 2-0 al Camp Nou. Sono davvero tante le analogie in Champions tra questa Inter e quella del Triplete. "Nove stagioni fa finì nello stesso identico modo: due a zero per il Barcellona, Inter respinta, dubbi sulle distanze che sembravano ancora grandi, fra i nerazzurri e i blaugrana. Nove stagioni fa l’annata si sarebbe chiusa in modo trionfale, con il Triplete, ma questo è un altro discorso", si legge sulla Gazzetta dello Sport. "Nel girone l’Inter si presentò al Camp Nou con la voglia di dimostrare di essere cresciuta, di essere pronta a fare il grande salto fra le big d’Europa. Di fronte la dominatrice di quegli anni (molto più che oggi), la creatura che sembrava perfetta di Guardiola. Il Barça, allora come oggi, era atteso pochi giorni dopo dal Clasico col Real Madrid (altra analogia) e si presentava quindi senza Messi (e Ibrahimovic), tenuto in panchina. Era un’occasione, per l’Inter di Mourinho, invece finì male, con Milito e compagni che videro poche volte il pallone, che ripiegarono in una resistenza quasi passiva, che furono infilati di Piqué e Pedro e poi ringraziarono Julio Cesar per aver evitato un passivo peggiore. In confronto, la squadra di Spalletti ieri ha fatto vedere qualcosa in più, con due (brevi) fasi in cui il progetto di andare a prendere il pallone alla squadra di Valverde sembrava poter funzionare e almeno un paio di occasioni per un temporaneo pareggio".
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"Però le analogie restano impressionanti, tanto più visto che l’anno del “Triplete” in questi mesi è tonato prepotentemente di moda, col rientro dell’Inter nella competizione più attesa. Tutto ciò ovviamente non significa che le due squadre siano sovrapponibili (non lo sono nemmeno le due edizioni del Barça), né che il 2-0 di ieri sia il viatico a un sicuro ritorno alla finale di Madrid a maggio. Piuttosto, rivedere quella partita, o rileggere i commenti, può consolare chi fra i nerazzurri (Spalletti compreso) pensava di essere più avanti nel lavoro di ricostruzione di un’autostima e un profilo da grande. L’Inter di Mourinho aveva almeno una stagione di vantaggio nel processo di team-building, veniva da stagioni di dominio in Italia, ma quella sera fece la figura della vittima sacrificale. Quella che non vuole fare il tecnico attuale: al ritorno Zanetti, Cambiasso e gli altri tennero lo 0-0 a San Siro, facendo le prove per la semifinale. Il 6 novembre servirà fare almeno un passo in avanti. E poi sperare che il futuro riservi altre analogie".
(Gazzetta dello Sport)
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