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L’allarme l’ha lanciato direttamente Luciano Spalletti nel post Inter-Roma, gara rimediata nei minuti finali ma che ha messo in evidenza gli enormi limiti di qualità dei nerazzurri, soprattutto dalla metà campo in avanti. Secondo La Gazzetta dello Sport limiti che iniziano a preoccupare seriamente l’uomo di Certaldo in prospettiva Champions League, a maggior ragione con una Lazio che domenica dopo domenica sale in autostima e mostra margini di crescita decisamente superiori a quelli di Icardi e compagni.
Suning chiede il ritorno immediato nell’Europa che conta, e lo fa nonostante un mercato finora impalpabile (sia in estate sia in questa finestra invernale), dal canto suo Spalletti inizia allora forse a stufarsi di fare da scudo a tutti, di garantire traguardi che vanno magari oltre il reale valore tecnico della rosa, di recitare in un certo senso la parte dell’«aziendalista» a oltranza. Un «fastidio» che sembra emergere forte dai concetti espressi ai microfoni della Rai domenica notte: «Io non mi sono mai lamentato con questa società e avrei anche qualche possibilità di farlo – ha detto Spalletti – All’inizio siamo partiti con delle potenzialità che poi in seguito si sono ridotte perché abbiamo dovuto smettere di fare mercato. L’obbligo di restare nell’ambito di una correttezza di operatività ci ha portato a questo punto... La difesa andava coperta numericamente, nel mezzo ci vorrebbe invece qualcuno che abbia il livello di calcio adatto a lottare per dei primati importanti». Così quindi sull’acquisto di Rafinha: «Non si può chiedere a qualcuno che non gioca da un anno e mezzo di metterci a posto le cose. Siamo noi che dovremo aiutare lui, non viceversa. Rafinha ha giocato 5-6 partite nell’ultimo anno. Il ritmo gara è un’altra cosa. La squadra comunque grosso modo è questa, e le cose ce le metteremo a posto noi. Chi non è da Inter lo metto fuori e non gioca più».
(Fonte: Mirko Graziano, La Gazzetta dello Sport 23/01/18)
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