- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Bisognava andare a riprendersi proprio contro il Genoa a Marassi il mancato raccolto con la Sampdoria di domenica scorsa a San Siro. Missione compiuta grazie alla papera del portiere Eduardo su un tiro dalla lunga distanza di Muntari. A volte il calcio è figlio anche di casualità e non sempre si vince brillando. L'autunno dell'Inter è all'insegna dell'emergenza e a Genova si sono persi altri due pezzi: Cambiasso e Julio Cesar, con il centrocampo sempre più in infermeria che in campo. Dopo un avvio con un paio di occasioni da ambo le parti, sono fatti imprevedibili a far svoltare la partita dopo nemmeno venti minuti: la ricaduta di Cambiasso ha permesso la rinascita del 'ribelle' Muntari, che con la Juventus aveva preferito la poltrona di casa alla tribuna impostagli da Benitez. Il ghanese, entrato subito in partita, prima ha triangolato con Coutinho e servito un assist a Eto'o tradito dal rimbalzo, poi in chiusura di tempo ha sferrato da fuori area il tiro sul quale Eduardo ha ricordato il peggior Dida. Un episodio come tanti, che non ha però impedito al Genoa di giocare una ripresa gagliarda, con l'Inter costretta a stringere i denti per salvare la pellaccia. Alla fine l'Inter ha vinto la partita ma ha perso pure Julio Cesar a mezz'ora dalla fine e Castellazzi lo ha sostituito alla grande. Maicon ha fatto qualcosa in più di Sneijder che, dopo aver prolungato il contratto, adesso deve prolungare anche la sua classe al servizio della squadra, mentre Santon ha finalmente convinto sulla sinistra, con Zanetti che ha chiuso pure le porte dello stadio. Meglio Biabiany stavolta di Coutinho, che le cose migliori le ha fatte in copertura, ma vale il solito discorso: al posto loro, in condizioni normali, giocherebbero sempre Pandev e Milito, salutato da Principe anche dalla sua Genova.
L'arbitro Luca Banti ha diretto all'inglese, fischiando solo l'evidente, come l'involontario gioco pericoloso di Santon, punito giustamente con il giallo, visto che Davide aveva come bersaglio il pallone e non la faccia di Chico. Nel Genoa Rossi e Toni hanno inciso, senza però valicare il muro dei giganti Lucio e Samuel. Se l'Inter così conciata torna con tre punti da campi come Palermo, Cagliari e Genova bisognerebbe chiedersi cosa succederà quando sarà al completo, prima di criticare.
Nel finale si è badato più che altro a difendere il gol di Muntari, come fanno tutti quelli che ad un quarto d'ora si trovano in vantaggio e a rischio cottura. Preziosi a caldo ha aperto il solito rubinetto del piagnisteo, ma lo conosco bene e, tempo qualche ora, sbollirà la rabbia, anche perché lui di giochini se ne intende e di affari con l'Inter, l'unica a pagarlo con estrema puntualità, continuerà a farne parecchi. Nel Genoa, dopo Ranocchia, piace anche Palacio, ma sulla sponda blucerchiata la piega imprevedibile che ha preso la vicenda di Cassano mi sta facendo tornare l'acquolina in bocca.
Post Scriptum: nell'anticipo del sabato sera, 24 ore dopo la sofferta vittoria nerazzurra, la Juventus è tornata a San Siro, dove aveva già bloccato l'Inter sul pareggio e, in formazione rimaneggiata, ha battuto il sempre più supponente Milan, rientrando così nel paradiso dell'alta classifica. Agli interisti sempre ipercritici giova ricordare che tra campionato e Champions League il Milan ha già perso un quarto delle partite giocate, 3 su 12, a fronte dell'unica sconfitta rimediata dall'Inter a Roma al 92°.
Le due milanesi andrebbero confrontate anche sui rispettivi calendari e infortunati, ma non voglio urtare oltremodo i suscettibili cuginastri dopo il Bunga Bunga bianconero.
Ognuno si smazzi i suoi guai, ma Berlusconi che a tarda notte ha pure invitato Allegri a pettinarsi meglio mi ha fatto ridere.In effetti quella della Juventus è stata una gran bella pettinata: prima passata di Quagliarella e seconda di Del Piero, sempre più commovente. E questa Juve si è guadagnata anche la mia ammirazione per il calcio tutto corsa e cuore mostrato a San Siro!
© RIPRODUZIONE RISERVATA