Robin Gosens, nella sua rubrica "Espresso mit Robin" pubblicata sulle colonne di 11Freunde, ha voluto parlare dei suoi ricordi e delle emozioni che prova ogni volta che entra in uno stadio: "Penso che ogni tifoso di calcio conosca quella sensazionedi pelle d'oca che provi quando entri in uno stadio in cui non sei stato per la prima volta, rimani completamente sbalordito. Dall'architettura, dall'ambiente, da tutto. L'ho sperimentato per la prima volta quando avevo sei anni e il mio padrino mi portò a vedere lo Schalke 04. È stata la mia prima volta in assoluto allo stadio e mi ha trasformato in un tifoso dello Schalke, all'epoca mi ha sconvolse. La seconda volta è stata magica in un modo diverso: fase a gironi di Champions League, trasferta di Liverpool, nel mezzo della pandemia, quindi senza spettatori. Ma quando siamo andati allo stadio di Anfield Road per una breve sessione di allenamento alla vigilia della partita ho potuto immaginare i fan che cantavano a squarciagola "You'll Never Walk Alone" davanti ai seggiolini vuoti. Per fortuna l'ho sperimentato anche di recente quando mi è stato permesso di tornarci con l'Inter. Anfield è sicuramente uno degli stadi più importanti del calcio europeo".
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Gosens: “Pochi stadi come San Siro. Nel derby di Coppa Italia di ritorno ho capito…”
L'esterno tedesco nerazzurro ha raccontato le emozioni recentemente provate durante la stracittadina di Milano
"L'esperienza più commovente che ho provato allo stadio è stata il Derby della Madonnina, quando si è giocato Inter-Milan in un San Siro che per la prima volta dall'inizio della pandemia era tutto esaurito. Era la semifinale di ritorno di Coppa Italia, e quando abbiamo preso il pullman per lo stadio era quasi impossibile passare perché i tifosi avevano letteralmente bloccato la strada. In quel momento ho iniziato a capire cosa significasse per loro il derby. Ma quando sono uscito per riscaldarmi, sono rimasto completamente senza parole: ho visto qualcosa che non avevo mai sperimentato prima. San Siro può essere vecchio, ma direi che ci sono pochi stadi che possono creare un'atmosfera così speciale in giornate come quelle. Quando 80.000 tifosi italiani molto eccitati ti spingono in avanti, pensi di poter spostare le montagne".
"Giocavamo in casa, lo stadio era tutto nerazzurro tranne la curva dei tifosi milanisti. Si cantavano canzoni, si sventolavano bandiere e io ero proprio lì in mezzo, da giocatore dell'Inter. Una follia totale! È stato solo in quel momento che ho capito davvero che questa sarà il mia nuova casa, dove posso dribblare ogni due week-end e, si spera, rendere felici i tifosi ogni partita. Una coreografia ha trasformato lo stadio in un dipinto indimenticabile. Il gioco è stato sullo stesso livello, davvero perfetto. Al 70esimo minuto finalmente mi è stato permesso di giocare: l'atmosfera mi aveva reso così caldo che non vedevo l'ora di liberare le mie energie. Per fortuna tutto ha funzionato perfettamente: meno di dieci minuti dopo il mio ingresso, Marcelo Brozovic è scattato sulla fascia destra, ha messo la palla in area dove sono entrato io e ho mandato la palla in rete. Era il gol del 3-0 e la partita era decisa. Lo stadio è esploso, noi siamo esplosi e siamo andati in finale. Di più non era possibile! Pelle d'oca assoluta. E tra me e me dicevo di essere totalmente orgoglioso di essere arrivato così lontano".
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