- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
primo piano
Ospite della trasmissione di rai 2 "Che Tempo che Fa", Gabriele Gravina, presidente FIGC, si è detto convinto di una futura ripartenza del calcio italiano dopo l'emergenza coronavirus e lo ha fatto con fiducia nelle prossime decisioni del Governo. Ecco le sue dichiarazioni:
"In questo momento ci sono due correnti di pensiero: una che pensa che si dovrebbe chiudere il mondo dello sport, l'altra che ritiene sia giusto continuare. Io faccio riferimento a quest'ultima: quando parlo di possibilità, faccio riferimento all'opportunità e alla speranza. Ho parlato di giugno: spero che l'Italia nel mese di giugno possa avere la possibilità di vivere un momento di sollievo".
Se invece il Governo le desse lo stop?
"Questa è una responsabilità che lascio a loro. Io personalmente sì, accoglierei una loro scelta con sollievo: potete immaginare il dramma che sto vivendo nel reggere questa mia battaglia. Il calcio italiano non è una monade che vive in maniera separata rispetto alle altre categorie del paese o a istituzioni internazionali, facciamo parte delle federazione europee e mondiali. Ma c'è il sentimento della speranza, anche. Chiedo di essere considerato come movimento d'impatto socio-economico per il paese alla pari di ogni altro settore. La FIGC, grazie anche ai professori Ricciardi, Vaia e alla commissione tecnico-scientifica, un protocollo che garantisce la negatività di un gruppo chiuso".
Gli altri sport si fermano, perché si parla solo di calcio?
"L'unico sport professionistico che abbia fermato tutto sia il basket. Il calcio muove 5 miliardi di euro: siamo preoccupati perché se il calcio non riparte ha un grande impatto negativo per il futuro".
Lei come ripartirebbe?
"Esiste una procedura, un protocollo che abbiamo inviato ai ministri Spadafora e Speranza: ne aspettiamo la validazione. Per quanto riguarda tamponi e test ci sono cliniche organizzate per mettersi a disposizione, non può essere questo l'ostacolo per non far ripartire un movimento come il calcio".
L'ipotesi di chiudere l'ha presa in considerazione?
"No, non posso. Una scelta di questo tipo comporterebbe responsabilità di una gravità inaudita: non posso essere il becchino del calcio italiano. Difendo il movimento calcistico, ma in generale quello sportivo. Non capisco la resistenza nell'avviarne una valorizzazione".
Dalla FIGC avete fatto una bella dedica al personale sanitario.
"L'iniziativa è importante e dimostra la sensibilità del mondo del calcio, abbiamo voluto dare un riconoscimento a chi già è nei cuori della gente, abbiamo voluto assegnare lo Scudetto del cuore a questi supereroi. Rientreranno con noi, anche a termini di riconoscimento, nella hall of fame e nel cuore degli italiani".
Chi vincerà lo Scudetto?
"Quella che farà più punti, sono convinto che riprenderemo".
(Fonte: Rai 2 - Che tempo che Fa)
© RIPRODUZIONE RISERVATA