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Il commissario della Federcalcio dell’era calciopoli Guido Rossi ha rotto il silenzio per difendersi. Così tramite una comunicazione scritta al Consiglio Federale, giunta nella giornata di venerdì, ha voluto raccontare la sua verità. Secondo Rossi, non risultavano né a lui né all’Ufficio Indagini, presieduto allora da Francesco Saverio Borrelli, informazioni su “tesserati diversi da quelli oggetti di deferimento”. Quindi all’epoca non vi erano agli atti le c.d. "telefonate bis" che avrebbero riguardato l’Inter e le altre sette squadre analizzate nella recente relazione Palazzi. In altre parole durante la gestione del commissario Rossi (durata quattro mesi maggio-settembre 2006) non vi era stato alcun sentore di eventuali posizione accantonate rispetto a quelle su cui si stava indagando. Secondo alcuni queste nuove affermazioni di Rossi, che invoca la buona fede durante la sua gestione, sembrerebbero scaricare responsabilità sugli investigatori che si occuparono delle indagini utili per il processo penale.
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