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Il giallo legato alla falsa positività di Achraf Hakimi ha davvero fatto infuriare l'Inter. Ma l'Uefa ha stilato un protocollo chiaro, che impedisce di giocare a chi risulta anche debolmente positivo dopo un solo tampone. Lo spiega nel dettaglio La Gazzetta dello Sport: "L'esame di accertamento della positività deve avvenire soltanto con il test molecolare. Il tampone classico per intenderci, non quello a risposta rapida che è stato recentemente validato anche in Italia. La squadra ospite dovrà effettuare i test prima della sua partenza per la località dov'è in programma il match.
In pratica, tutti i membri del gruppo squadra dovranno partire con la certezza di essere negativi. Se le autorità sanitarie del Paese dove si svolge la partita prevedono un altro test al momento dell'arrivo, questo dovrà produrre un risultato almeno sei ore prima del fischio di inizio. Secondo la prassi il test della squadra che viaggia è organizzato a 72 ore dalla partita. La squadra padrona di casa prenderà invece contatti con la struttura che effettua i prelievi e le analisi per concordare un test generalmente due giorni prima della partita (come nel protocollo in vigore anche in Italia per la Serie A), con il risultato che deve comunque arrivare ad almeno sei ore dalla partita.
Il protocollo non prevede un test di conferma del risultato. Cioè, se sei positivo sei positivo, non ci può essere un ulteriore esame. Questo per evitare trattamenti di favore per una squadra o per l'altra. In Italia la Uefa ha stipulato un accordo con la Synlab che gestisce quindi tutte le attività di controllo sul suolo italiano. Il tempo massimo per l'analisi è di 24 ore. Quando si scopre una positività devono essere immediatamente informati sia il responsabile sanitario del club sia l'autorità sanitaria locale, che ha l'ultima parola per quanto riguarda le modalità dell'isolamento del soggetto che ha contratto il virus e dei suoi "contatti stretti"", si legge.
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