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Handanovic: “Ho le idee chiare, ecco cosa vorrei fare. Sommer e il derby…”

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Le dichiarazioni dell'ex capitano e portiere nerazzurro sul suo passato, presente e futuro e sul derby di Milano

Dopo l'indiscrezione, ci ha pensato lui stesso a confermare la notizia del suo ritiro. Samir Handanovic lascia il calcio giocato ma non l'Inter.

L'ormai ex portiere e capitano nerazzurro ha rilasciato un'intervista ai microfoni de' La Gazzetta dello Sport in cui ha parlato di passato, ma soprattutto di presente, futuro e derby di Milano, a poche ore da Inter-Milan.


"Innanzitutto, smetto di giocare: sono in pace e felice così, metto la famiglia davanti. Adesso inizia il secondo tempo della vita e per ora posso dire che sia io che il club vorremmo continuare a collaborare con un nuovo ruolo e ci sono i presupposti perché accada. Ma al di là di tutto, ho sempre ragionato con una visione più grande: il bene dell’Inter".

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Ma com’è stato lasciarsi?

"All’inizio può sembrare strano, anche perché mi sento ancora bene fisicamente e un altro anno avrei potuto farlo, ma poi ci pensi e capisci che è normale: nessun rimpianto. Per fortuna, ho le idee chiare: prima o poi vorrei allenare. Non fare il tecnico dei portieri, ma l’allenatore a 360°".

Cosa le ha insegnato l’Inter?

"La difficoltà e la gioia. Ho cambiato tre proprietà, sono arrivato nel momento peggiore, ma poi è stato un crescendo bellissimo. Il merito per i successi è anche di chi c’era quando le cose non andavano: io ho sempre scelto di restare, anche quando avevo offerte importanti. Ne sono fiero".

Quale il momento più duro e il più bello di questi anni?

"La stagione dei tre allenatori la più complicata. La cosa più bella la costruzione per arrivare al top, una crescita di cui mi sono sentito parte: l’Inter è cambiata con Spalletti, quando abbiamo raggiunto due qualificazioni Champions non scontate. Lui ha messo le fondamenta, poi con Conte è stata aggiunta mentalità vincente. Ora la macchina è collaudata: copia e incolla e si va in campo".

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Onana, andandosene, l’ha ringraziata dicendo che per lei “non è stato facile”.

"Quelle parole mi sono piaciute, ma non mi è piaciuto il suo comportamento nei primi due mesi, quando non giocava. Poi ha detto la verità, e c’è da aggiungere che io sono stato sempre coerente con lui e l’ho anche aiutato... Nessuno, però, ha detto che nella scorsa stagione ho avuto infortuni che mi hanno penalizzato: polso, dito rotto e polpaccio stirato. Ma andavo sempre in panchina con la squadra anche da indisponibile. E mai sarei andato contro il club per appartenenza verso club e tifosi".

Pensa mai che poteva chiudere alzando la coppa a Istanbul?

"Meritavamo, ma non ci ho ripensato troppo perché abbiamo dato. Paradossalmente possiamo avere più rimpianti per la finale di Europa League del 2021 col Siviglia... Dopo Istanbul l’Inter è più consapevole, sa che adesso può davvero battere chiunque".

Inter Lautaro

La fascia che aveva lei è nel braccio giusto?

"Lautaro ha tutte le qualità, ma deve essere aiutato da un gruppo di leader che tirano con lui il carro. Parlo della base italiana che conosce la A e il Dna del club: mi riferisco ai Barella, ai Bastoni, ai Darmian, ai Dimarco".

E la porta è in buone mani?

"Certo, Sommer è un buon portiere, molto dotato. E anche Audero è un talento, con la giusta ambizione dopo tanti anni di A. Fare il portiere dell’Inter, però, non è un mestiere facile: solo col tempo puoi essere giudicato".

Cosa è il derby di Milano?

"Il derby più bello del mondo. In queste partite San Siro ha una energia unica: fa ribollire il campo e cambiare il vento. Puoi avere soldi e fama, ma niente ti darà mai l’emozione di stare in quella bolgia: la custodirò per la vita".

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Inter-Milan senza di lei dopo 11 anni: come sarà?

"Thuram e Frattesi sono ottimi talenti che possono inserirsi con facilità. Non so chi sia favorito, anche perché la variabile delle nazionali peserà, ma l’Inter forse ha più certezze. Come detto, abbiamo costruito fondamenta solide. Tutti insieme".

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