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Diverse esperienze, tutte quante piene di gol e giocare fenomenali. Questo è Zlatan Ibrahimovic, che, a La Gazzetta dello Sport, ha ripercorso le varie tappe italiane della sua carriera: «A Torino fu tutto da "wow", ero un giovane che arrivava in una Juventus da PlayStation nella quale sognava di consacrarsi. All'Inter ci fu uno step in avanti, mi dicevano: "Questo è il contratto: vai e facci vincere". Andò alla grande, ma non mi sono mai sentito forte come al Milan: lì c'era un gruppo di campioni all'ultimissima fase della propria storia, io feci il massimo per trascinarli. Forse per questo furono anni speciali, che mi restituirono la felicità dopo i problemi a Barcellona».
Moratti?
«Impossibile che qualcuno possa parlare male del Presidente. Gli voglio tanto bene, ha un cuore enorme. Per lui la persona è tutto, il calciatore viene dopo».
E Mourinho?
«Era e resterà per sempre lo "Special One". Lo sento tuttora, ha avuto un impatto incredibile sulla mia carriera. E vorrei che fosse già su una panchina: la prossima avventura sarà vincente, sicuro».
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