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L'Inter deve ripartire la sua corsa verso la prossima Champions. E per farlo deve ritrovare i suoi uomini decisivi: Icardi, Perisic e Nainggolan. Se l'argentino per buona parte della stagione si è confermato uno dei punti fermi della squadra, gli altri due non si sono praticamente mai visti. Ora per ritornare a correre il trio deve ricominciare a girare.
Questa l'analisi sul momento dei tre giocatori de La Gazzetta dello Sport:
ICARDI - "Icardi è dentro la peggior striscia della sua carriera interista proprio mentre è in «ballo» e calda la questione rinnovo: 6 gare in A senza segnare non gli erano capitate mai. Centravanti che dipende fortemente dagli umori della squadra (senza palloni buoni difficile far gol, per chi non si crea occasioni da solo alla Messi), Mauro ha risposto alla crisi difendendo la squadra e i compagni dai fischi dei tifosi, esponendosi a più di una critica sui social".
NAINGGOLAN - "Gli stessi fischi e la chiusura infruttuosa del mercato sembrano aver definitivamente convinto Ivan Perisic della necessità di cambiare marcia. Il neo-trentenne, che non ha mai difettato di fiducia nei propri mezzi e voglia di difendersi attaccando, in settimana è stato segnalato come particolarmente focalizzato sul campo, come raramente lo si era visto negli ultimi mesi. Martedì è rimasto fra campo e palestra per cinque ore, almeno tre in più dei compagni. Straordinari a parte, i segnali che arrivano ad Appiano seguono quelli, incoraggianti, della gara col Bologna, dove nonostante la sconfitta si è visto il numero 44 in modalità «on». Perisic sa che gli interessi del club e i suoi personali non possono che coincidere. All’Inter serve una spalla per Icardi di alto livello per ripartire in Italia e fare strada in Europa, a lui 6 mesi convincenti e nuove vetrine per spingere i compratori a staccare assegni che soddisfino Marotta e Ausilio".
PERISIC - "L’orgoglio personale sarebbe motivazione sufficiente per Nainggolan: se l’ultimo gol di Perisic è del 22 dicembre, quello di Radja è vecchio di 3 mesi. Contro il Genoa rientrava a 12 giorni dall’infortunio del derby: col senno di poi, fu gioia effimera. Allo stop successivo tutti ci andarono più cauti, ora la ricerca della forma dura da un paio di mesi, troppi. I quattro chili persi potrebbero essere il segno che il traguardo è vicino. Ma nulla, per lui come per gli altri, parlerebbe come un gol-vittoria".
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